domenica 5 aprile 2015

Prima Guerra Mondiale (17di20)

GLI INTERESSI DI FRANCIA E INGHILTERRA PREVALGONO NELLA CONFERENZA DI PACE

I "quattro grandi" alla Conferenza di pace di Parigi (da sinistra a destra: Lloyd George, Vittorio Emanuele Orlando, Georges Clemenceau, Woodrow Wilson)
Il 19 gennaio 1919 si aprì a Parigi la Conferenza di pace. Vi parteciparono solo gli  Stati vincitori, mentre  i vinti furono chiamati in un secondo tempo per sottoscrivere i relativi trattati.
Nel 1917 Benedetto XV aveva sollecitato la formazione di una grande organizzazione internazionale degli Stati per garantire il rispetto dei diritti dei popoli contro le aggressioni. Un anno dopo il 18 gennaio 1918, il Presidente degli Stati Uniti Wilson aveva sintetizzando in quattordici punti le linee che avrebbero dovuto essere alla base delle trattative di pace.
Nei quattordici punti, Wilson invocava la libertà di navigazione sui mari; il diritto dei popoli di decidere, in forma libera e autonoma, del proprio destino; il rispetto delle nazionalità e dei principi democratici; la creazione di una Società delle Nazioni destinata ad impedire nuove guerre, ad assicurare a tutti gli Stati l'indipendenza e l'integrità territoriale; infine l'abolizione delle barriere economiche, degli accordi segreti sulle alleanze militari (come il Patto di Londra) e della corsa agli armamenti.
Ma le potenze europee vincitrici volevano, invece, ricavare dalla loro vittoria i maggiori margini di guadagno possibili, facendo pagare ai vinti tutte le conseguenze e le spese della guerra. La Francia voleva punire la Germani e impedire la ripresa economica e militare; l'Inghilterra voleva garantirsi la supremazia sui mari e nel campo coloniale; l'Italia chiedeva, oltre i territori indicati nel Patto di Londra, anche il possesso della città di Fiume.
La Conferenza di Pace fu quindi lunga, laboriosa e piena di contrasti. Alla fine prevalsero gli interessi delle due maggiori potenze europee, la Francia e l'Inghilterra, che trassero dalla vittoria i maggiori profitti, mentre l'Italia ottennero il Trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria. Il principio di autodeterminazione dei popolli fu accantonato: i nuovi Stati, usciti dallo smembramento dell'Impero Austro-ungarico, furono definiti senza tener contro della volontà e delle aspirazioni delle minoranze etniche.

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