domenica 26 ottobre 2014

Mt 22,34-40 Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Sant'Alfredo Il Grande

Alfredo il Grande, (Wantage, 849 – 26 ottobre 899), fu re del regno anglosassone meridionale del Wessex dall'871 all'899, ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Alfredo è famoso per la sua difesa del regno contro i Danesi (Normanni), grazie alla quale fu l'unico re inglese ad avere ottenuto l'epiteto di "Grande". Fu anche il primo re del Wessex a chiamarsi "Re d'Inghilterra". Le notizie sulla sua vita ci sono pervenute soprattutto grazie all'opera dello studioso gallese Asser. Condusse una lunga guerra contro i Danesi che avevano occupato le regioni centrorientali dell'Inghilterra e li sconfisse nella Battaglia di Ethandun nell'878. Da quell'anno divenne re degli Anglosassoni. Uomo colto, Alfredo incoraggiò l'istruzione e migliorò il sistema di leggi dello stato (Doom Book). Per questo fu detto "il Giustiniano inglese". Alfredo favorì lo sviluppo della cultura traducendo o facendo tradurre dal latino testi di teologia e di storia. Egli stesso contribuì alla stesura della Cronaca degli Anglosassoni, il primo documento di storia scritto in inglese antico. Inoltre fece costruire la prima flotta da guerra inglese.

Alfredo nacque in Inghilterra tra l'847 e l'849 a Wantage, attuale West Berkshire, quarto figlio di Etelvulfo del Wessex, molto probabilmente dalla sua prima moglie, Osburga. Dopo aver affiancato il fratello Etelredo I al trono dall'866, gli succedette come re del Wessex e della Mercia nell'871.

Sembra sia stato un ragazzo dalla singolare attrattiva e talento e si ricordano storie sulla sua fanciullezza. A 5 anni, nell'853, si dice sia stato mandato a Roma, dove fu cresimato da Papa Leone IV, che si dice lo abbia "unto come re". In seguito gli scrittori presero questa come un'incoronazione anticipata in preparazione della sua successione al trono del Wessex. Ciò, tuttavia, non può essere successo nell'853, in quanto Alfredo aveva tre fratelli maggiori ancora in vita. Probabilmente fu più un'investitura con le insegne consolari o forse con qualche sotto-regno come quello del Kent.

Questa storia comunque è probabilmente apocrifa, nonostante che nell'854-855 Alfredo quasi certamente sia andato col padre in pellegrinaggio a Roma, spendendo del tempo alla corte di Carlo il Calvo, re dei Franchi.

Durante i brevi regni dei suoi due fratelli maggiori, Etelbaldo e Etelberto, non si hanno notizie di Alfredo. Ma con la salita al trono del terzo fratello, Etelredo, iniziò la vita pubblica di Alfredo, con il suo grande lavoro per salvare l'Inghilterra dai Danesi, che allora si erano stanziati in una parte dell'isola. È durante questo periodo che Asser diede ad Alfredo il titolo di secundarius, che sembra essere una posizione simile a quella del tanist celtico, cioè un successore riconosciuto, strettamente associato al principe regnante. È probabile che questo titolo fu sanzionato dai Witan, per difendersi dal pericolo di un eventuale conflitto di successione nel caso Etelredo morisse in battaglia. L'incoronare successore come co-re, comunque, era già ben conosciuta presso le tribù germaniche, come gli svedesi o i franchi, con i quali gli Anglosassoni avevano stretti rapporti.

Nell'868 Alfredo sposò Ealhswith, figlia di Etelredo Mucill, che era il priore magistrato dei Gaini, un popolo che viveva nel Lincolnshire presso Gainsborough. Lei era la nipote di un passato re della Mercia, ed ebbero cinque o sei bambini, tra cui una figlia, Ethelfleda, sarebbe diventata di diritto regina della Mercia.

Lo stesso anno Alfredo, combattendo al fianco di suo fratello Etelredo, fallì il tentativo di liberare la Mercia dalla pressione dei danesi. Per quasi due anni il Wessex ebbe una tregua. Ma alla fine dell'870 le lotte ricominciarono e l'anno che seguì fu chiamato "l'anno di battaglie di Alfredo."

Sono tramandate nove battaglie, combattute con alterne fortune, delle quali si conosce data e luogo per solo due. Una vittoriosa schermaglia nella battaglia di Englefield, Berkshire (31 dicembre 870) fu seguita da una sonora sconfitta nella battaglia di Reading (4 gennaio 871), e questa, quattro giorni più tardi, dalla brillante vittoria nella battaglia di Ashdown, vicino Compton Beauchamp nello Shriwenam Hundred.

Il 22 gennaio 871 gli inglesi vennero sconfitti ancora a Basing, e il 22 marzo 871 a Marton, Wiltshire, e in questo intervallo vennero combattute presumibilmente le due battaglie non identificate.

Il re danese Guthrum venne sconfitto grazie al ricorso di tecniche dell'esercito romano, che Alfredo aveva avuto modo di apprendere nella sua educazione: egli venerava infatti il sapere antico, cosa molto rara per un re dell'epoca, ed era fermamente convinto che la cultura antica avrebbe permesso un deciso rinnovamento nella vita politica e culturale del suo regno. Dalla vittoria gli inglesi ottennero una pace vantaggiosa con nuovi e migliori confini.

La pace permise ad Alfredo di dedicarsi alla riorganizzazione economica ed amministrativa del regno, aiutato sempre dalla cultura classica.

Gli vengono attribuite le traduzioni dirette dal latino di alcune opere importanti come la Cura Pastoralis di Gregorio Magno, la Historia ecclesiastica di Beda, il De consolatione philosophiae di Boezio o i Soliloquia di Agostino d'Ippona.

Egli è considerato il fondatore della cultura della nazione anglosassone, grazie anche all'iniziativa, probabilmente sua, della redazione della Cronaca anglosassone, la prima sintesi storiografica del suo regno.

sabato 25 ottobre 2014

Tutto sulla Basilica di Loreto

La basilica della Santa Casa sorge sulla Piazza della Madonna, ed è il principale luogo di culto cattolico di Loreto, in provincia di Ancona, al termine della via Lauretana.
All'interno della basilica, i cattolici rendono culto di devozione verso i resti della Santa Casa di Nazaret, dove visse Gesù. A questo famoso santuario è collegata la devozione per Maria madre di Gesù che ha l'iconografia cultuale e storica della Vergine Lauretana, patrona dell'aviazione. È tra i più importanti e visitati santuari mariani del mondo cattolico; numerosi personaggi e santi vi hanno fatto visita, tra questi santa Camilla da Varano, santa Teresa di Lisieux, santa Gianna Beretta Molla; tra i papi che hanno visitato la basilica vi sono papa Giovanni XXIII, papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI.
Il santuario ha la dignità di basilica pontificia.

Storia

Le absidi di Baccio Pontelli
e la cupola di Giuliano da Sangallo.

Tradizione

Agli inizi di maggio del 1291, Nazaret e tutta la Palestina erano dominio dei Turchi selgiuchidi. Secondo la tradizione alcuni angeli prelevarono la Santa Casa e la portarono in volo. Il 10 maggio 1291 degli angeli lasciarono la casa a Tersatto (ora un quartiere della città di Fiume, in Croazia); furono dei boscaioli, stupiti, a trovare la piccola dimora. In quel luogo, però, i pellegrini erano spesso preda di ladri e malfattori; così, tre anni e sette mesi dopo, gli angeli ripresero la casa di Nazaret e con essa si alzarono in volo. Attraversarono l'Adriatico e appena giunti nelle Marche la posarono nei pressi di Ancona, nel luogo in cui oggi sorge la chiesa di Santa Maria Liberatrice di Posatora, il cui nome la tradizione fa derivare proprio da questo evento: posa-et-ora (fermati e prega). La Santa Casa restò in quel luogo nove mesi; poi gli angeli la sollevarono nuovamente e la posarono nei pressi di Porto Recanati, in località "Banderuola", dove ancora oggi sorge la chiesetta detta della Madonna "Loreta" (evidente denominazione acquisita successivamente ai fatti qui riportati). Questa volta furono dei pastori a vedere una luce abbagliante uscire dalle nubi e, dietro la luce, la casa. Il luogo era però troppo vicino al mare e dunque esposto ai pericoli delle incursioni turche; inoltre anche lì cominciavano ad accorrere malfattori per derubare i fedeli che giungevano in pellegrinaggio. Otto mesi più tardi la Casa sarebbe stata nuovamente spostata dagli angeli, su un terreno di proprietà di due fratelli, i conti Simone e Stefano Rinaldi di Antici, che però presto iniziarono ad approfittarsi dei pellegrini e poi anche a contendersi i guadagni. Di nuovo gli angeli, chi riporta dopo quattro ma più probabilmente dopo sette mesi, sollevarono in volo la casa e la posarono, nella notte fra il 9 e il 10 dicembre del 1296, al centro della strada che da Recanati va al suo porto, e dunque in un luogo pubblico, che nessuno avrebbe potuto reclamare e sfruttare. Il luogo scelto si trovava sulla cima di una collina (il monte Prodo) coperta di lauri. Dal termine latino laurus il luogo si chiamò Lauretum, e quindi "Loreto".
Nel testo: “Storia della Santa Casa di Loreto esposta in dieci brevi ragionamenti fra un sacerdote custode di S. Casa ed un divoto pellegrino” – opera del rev.mo Don Antonio Gaudenti, patrizio di Osimo e arcidiacono della Basilica Loretana – ed. seconda, Loreto 1790, pagg. 41-46 è possibile trovare altre versioni relative alla Traslazione della Santa Casa.

San Crispino e Crispiniano

Crispino e Crispiniano (m. Soissons, 25 ottobre 286) furono due giovani cristiani che subirono il martirio durante l'impero di Massimiano.

Secondo la tradizione agiografica, erano due giovani cristiani inviati da Roma nella Gallia Belgica come missionari; qui diffondevano il Vangelo e si mantenevano esercitando il mestiere di calzolai. Durante l'impero e le persecuzioni anticristiane ordinate da Massimiano furono arrestati dal prefetto Rizio Varo e, sotto lusinghe, minacce e torture, si provò a far loro rinnegare la fede in Gesù Cristo. In un eccesso d'ira per il fallimento, il prefetto Rizio Varo si sarebbe ucciso gettandosi nel fuoco. L'imperatore Massimiano, per vendetta, condannò i due giovani cristiani a morte. I loro corpi furono poi nascosti e conservati da alcuni fedeli, che al termine delle persecuzioni, li deposero in due sepolcri vicini, dove poi sorse la basilica a loro dedicata a Soissons. Sono titolari dell'antica cattedrale di Soissons (VI secolo). Pur essendo le vicende della loro vita ricavabili solo da testi agiografici arricchiti da numerosi elementi favolistici, l'antichità e la diffusione del culto dei due martiri sembrano provarne la storicità. Memoria liturgica il 25 ottobre.

Sono patroni dei calzolai, avendo essi stessi svolto questo mestiere, e dei conciatori di pelli.

Forse il giorno di San Crispino è meglio conosciuto per essere citato da Shakespeare nell'Enrico V (1599), nello specifico dallo stesso re Enrico V nel discorso ai suoi uomini prima della battaglia di Agincourt, avvenuta il 25 ottobre 1415.

« KING HENRY: Praised be God, and not our strength, for it! What is this castle call'd that stands hard by?
MONTJOY: They call it Agincourt.
KING HENRY: Then call we this the field of Agincourt, Fought on the day of Crispin Crispianus. »

domenica 19 ottobre 2014

Santa Laura di Cordova

Laura di Cordova (Cordova, ... – Cordova, 19 ottobre 864) fu la badessa del monastero Santa Maria di Cuteclara. Morì martire durante l'occupazione musulmana di Cordova ed è venerata come santa dalla Chiesa cattolica.

Sono poche le informazioni che si hanno sulla sua vita, ma il suo culto fu molto diffuso. Nacque in un'importante famiglia spagnola ed entrò nella vita monastica nel convento di Santa Maria di Cuteclara, vicino a Cordova in Spagna, dopo la morte del marito e delle figlie.

Divenne badessa nell'anno 856, succedendo a Sant'Aurea, nel periodo in cui la Spagna era sotto la conquista dei Mori. Nel «Martyrologium hispanicum» si narra che rifiutò di abiurare la propria fede cristiana, per questo venne condannata a morte da un giudice musulmano e martirizzata il 19 ottobre 864 in una caldaia di pece bollente. La memoria liturgica ricorre nel giorno del suo martirio, il 19 ottobre.

Nonostante si abbiano poche notizie sulla sua vita, il culto per la martire Laura si diffuse rapidamente, così come il suo nome, in tutta Europa. Assieme a Santa Laura di Costantinopoli e Santa Laura di Santa Caterina da Siena è una delle tre Sante di nome Laura. Esiste anche una Santa Laura, vergine e martire, esiliata ad Ancona da Diocleziano nel 302/305 ed ivi decapitata. I resti si trovano a Pollenza (Mc) nella chiesa dei frati minori del Trebbio.

Mt 22,15-21 Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

sabato 18 ottobre 2014

Tutto su Grenada

Grenada e le isolette meridionali dell'arcipelago di Grenadine sono diventate indipendenti nel 1974. La popolazione, costituita quasi completamente da neri e mulatti, segue la religione cristiana.
La lingua ufficiale è l'inglese. La capitale è Saint George's (8.000 abitanti).
Grenada è un Paese povero, con alta disoccupazione e la sua economia si basa sull'agricoltura e  sul turismo.

Tutto su Saint Vincent e Granadine

L'isola di Saint Vincent e la parte settentrionale dell'arcipelago di Granadine, rivendicate da Francia e Gran Bretagna, divennero indipendenti nel 1979.
Il Paese è abitato per oltre il 90% da neri e mulatti. La lingua ufficiale è l'inglese. La popolazione è in prevalenza cristiana. La capitale, Kingstown, conta 27.000 abitanti.
La disoccupazione è piuttosto elevata e l'economia si basa sopratutto sull'agricultura e sul turismo.

San Luca (Evangelista)

San Luca evangelista (Antiochia di Siria, 10 circa – Tebe, 93 circa) venerato come santo da tutte le Chiese cristiane che ne ammettono il culto, è autore del Vangelo secondo Luca e degli Atti degli Apostoli, il terzo ed il quinto libro del Nuovo Testamento. Per i cattolici è il santo patrono degli artisti e dei medici, e viene festeggiato il 18 ottobre. Il suo simbolo è il toro. L'attribuzione ha diverse interpretazioni e tradizioni; secondo San Girolamo e il vescovo Vittorino si deve al fatto che nel suo Vangelo introduce come primo personaggio Zaccaria, padre del Battista. Costui, essendo sacerdote del tempio, offriva sacrifici di tori.




La vita:

Luca era nato ad Antiochia di Siria da famiglia pagana, ed esercitava la professione di medico. Ad Antiochia, Luca aveva conosciuto Paolo di Tarso, qui condotto da Barnaba per formare alla fede la nuova comunità composta da ebrei e pagani convertiti al cristianesimo. Luca diventa discepolo degli apostoli e Paolo lo cita in alcune sue lettere, chiamandolo "compagno di lavoro" (nella lettera a Filemone, 24) e viene indicato nella Lettera ai Colossesi 4,14 come "caro medico" (l'attribuzione di quest'ultima lettera è però dibattuta e potrebbe essere stata redatta non da Paolo ma in ambienti a lui molto vicini). Mentre in un duro carcere attende il supplizio, Paolo scrive a Timoteo che tutti ormai lo hanno abbandonato, eccetto uno: "solo Luca è con me" (4,11). E questa è l’ultima notizia certa dell’evangelista.

Luca possiede una buona cultura; lo si vede dal suo greco fluente ed elegante, dalla sua ottima conoscenza della Bibbia scritta in greco, detta "dei Settanta", ed infine da come, di tanto in tanto, affiorano punti di contatto con il modo di scrivere degli storici greci del suo tempo (specialmente nella capacità di costruire discorsi verosimili, convincenti e diversificati in bocca a vari personaggi, soprattutto negli Atti). Il suo Vangelo, scritto probabilmente tra il 70-80 d.C., è dedicato a un certo Teòfilo (probabilmente un eminente cristiano o, essendo apostrofato nel prologo dello stesso con qualcosa come «eccellentissimo», il suddetto titolo fa pensare presumibilmente a un personaggio dell'amministrazione imperiale); in ciò Luca segue l’uso degli scrittori classici, che appunto erano soliti dedicare le loro opere a personaggi illustri. Altra ipotesi è che egli intendesse dedicare il proprio vangelo a chi ama Dio (Teofilo = amante di Dio). Ad ogni modo che il personaggio sia reale o fittizio, dal punto di vista letterario la cosa non è importante; la dedica infatti testimonia soprattutto la maggiore coscienza da parte dell'autore rispetto agli altri evangelisti nella volontà di fondare un'opera letteraria e storica, come dimostrano i tentativi di situare cronologicamente i fatti narrati. Con tali ambizioni storiografiche, i testi di Luca segnano un salto di qualità nello stile rispetto all'opera di Marco.

Luca sente parlare per la prima volta di Gesù nel 37 d.C., quindi non ha mai conosciuto Gesù se non tramite i racconti degli apostoli e di altri testimoni: tra questi ultimi dovette esserci Maria di Nazareth, cioè la madre di Gesù, poiché le informazioni sull'infanzia di Gesù che egli ci riporta sono troppo specifiche e quasi riservate per poterle considerare acquisite da terze persone. Inoltre è l'unico evangelista non ebreo. Il suo emblema era il toro, ovvero il vitello o il bue, secondo varie tradizioni e interpretazioni.

Morì all'età di 84 anni e sarebbe stato sepolto a Tebe (Grecia), capitale della Beozia. Le sue ossa furono trasportate a Costantinopoli nella famosa Basilica dei Santi Apostoli; le sue spoglie giunsero poi a Padova, dove tuttora si trovano nella Basilica di Santa Giustina. Una parte della sua testa è stata traslata dalla Basilica di Santa Giustina alla Cattedrale di San Vito a Praga nel XIV secolo; infine una costola del corpo di San Luca è stata donata nel 2000 alla Chiesa greco-ortodossa di Tebe. Esiste un'altra reliquia della testa del Santo nel Museo Storico Artistico "Tesoro" nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

venerdì 17 ottobre 2014

Tutto sull'Australia

L'Australia, uno Stato che è un intero continente, si divide tra le immense distese desertiche dell'interno, dove vivono i pochi Aborigeni, e la costa dove, sopratutto a Sud e ad Est, sorgono grandi metropoli densamente abitate.
In queste terre circa 35.000 anni fa si stabilirono i progenitori degli Aborigeni che ancora oggi vivono in modo primitivo di caccia e raccolta. Gli Europei giunsero molto tardi. James Coock risalì la costa orientale nel 1770 prendendo possesso del continente in nome della Gran Bretagna, che in primo tempo utilizzò queste terre come sede di colonie penali. Oltre ai detenuti, giunsero qui numerosi immigrati d'Europa.
Il Paese preogredì rapidamente, sopratutto dopo la scoperta di importanti giacimenti minerari e l'introduzione dell'allevamento delle pecore merinos, che divennero l'elemento base dell'economia australiana.
Il Paese ottenne l'indipendenza dalla madrepatria nel 1901 diventando una Repubblica Federale.
La popolazione per il 90% è di origine britannica, mentre per il 4% proviene da altri Stati Europei. Gli Aborigeni sono circa 300.000 .
Canberra
La religione più seguita è quella cristiana, ma si trovano minoranze di ebrei e musulmani.
L'inglese è la lingua ufficiale. Il livello di vita è buono, con servizi efficienti ed alto reddito medio. L'istruzione è obbligatoria e gratuita.
La maggior parte degli abitanti risiede nelle città. Capitale della federazione è Canberra (310.000 abitanti), piccola città scelta per non suscitare rivalità tra le grandi metropoli: Sydney (3.657.000 abitanti), Melbourne (3.081.000 abitanti), Brisbane (1.302.000 abitanti), Perth (1.193.000 abitanti), Adelaide (1.050.000 abitanti).
L'economia del Paese si basa ancora oggi sull'agricoltura e sull'estrazione delle risorse minerarie. L'agricoltura, altamente meccanizzata, produce sopratutto cereali e canna da zucchero, mentre le foreste di eucalipti forniscono abbondante legname. Di grande rilievo è l'allevamento, sopratutto di ovini con 168 milioni di capi. L'Australia è il maggior esportatore mondiale di lana.
Sydney
Il sottosuolo è ricco di carbone, ferrp, bauxite, pietre preziose, metalli di vario genere, fosfati, amianto, grafite, gesso, mica e petrolio.
L'industria, volta alla lavorazione delle matie prime, che vengono anche esportate, in quesi ultimi anni si è sviluppata notevolemente.
Il turismo è in aumento, attirato dagli splendidi paesaggi, dalla fauna e dalla flora che qui presentano caratteristiche uniche.

domenica 5 ottobre 2014

Mt 21,33-43 Darà in affitto la vigna ad altri contadini.

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».