sabato 25 aprile 2015

I nuovi venuti

L'impero romano ha iniziato la sua fase discendente, a cui poi è seguito il collasso, il 9 agosto del 378 dopo Cristo con la sconfitta di Adrianopoli a mano dei Goti e dei loro alleati.
La Storia non sempre si ripete, ma ha spesso forti attinenze con il passato. Quello che è successo allora all'Europa romana con l'afflusso incontrollato dei cosiddetti "barbari" da Oriente, potrebbe avvenire oggi alla UE con un'invasione da Sud. Oggi, come allora, la gestione di questi giganteschi esodi è detta "umanitaria". I Goti erano in fuga terrorizzati dall'avanzare degli Unni e chiesero ai Romani di poter varcare il Danubio, confine naturale dell'impero. Dopo qualche settimana, a seguito della decisione dell'imperatore Valente che promise oltre ai soccorsi umanitari anche casa e lavoro, i Romani acconsentirono ad accogliere i Goti, questo in realtà soprattutto per motivi venali. Vedevano infatti nei "barbari" nuovi schiavi per le loro terre, mercenari da inserire nel loro esercito come carne da cannone, manodopera a basso costo da sfruttare. L'accoglienza dei Goti nell'impero era subordinata alla possibilità di nutrirli, quindi all'arrivo di derrate alimentari da Roma che però si perdevano lungo il percorso grazie a funzionari corrotti. L'affluenza iniziale, in qualche modo regolamentata con l'identificazione dei nuovi venuti, si trasformò ben presto in una rotta incontrollabile. Erano troppi. I Goti affamati e isolati in accampamenti di fortuna capirono che alle promesse non sarebbero seguiti i fatti e ben presto si ribellarono e si organizzarono fino a creare un vero e proprio esercito. Uno storico romano, Ammiano Marcellino, riporta nelle sue memorie che i Goti erano una "plebs truculenta e ci si dava un gran da fare perché non rimanesse indietro nemmeno uno di quelli che avrebbero sovvertito lo Stato romano; nemmeno i moribondi lasciavano indietro". Insomma, il nemico in casa con l'aiuto dell'esercito romano fino ad Adrianopoli. Il grande flusso migratorio dall'Africa e dal Medio Oriente, un vaso di Pandora creato dalle guerre esportate dagli USA e dall'Europa per affermare la democrazia (sic), quando si arresterà? E come si arresterà? La UE reggerà a un futuro esodo di massa di milioni di persone? Ci sarà in alcuni Paesi un Partito islamico di maggioranza? L'ISIS aprirà delle ambasciate a Roma e a Berlino?
Trentadue anni dopo Adrianopoli, Il 24 agosto 410, avvenne il Sacco di Roma condotto dai Visigoti di Alarico I.

domenica 12 aprile 2015

La Rivoluzione Russa (8di10)

SI CONSOLIDA IL POTERE DEI SOVIET

Riunione del Soviet di Pietrogrado, 1917.
Il nuovo governo emanò subito una serie di decreti destinati a cambiare il volto della Russia e a separarla nettamente dalle tradizioni della democrazia occidentale. Venne abolita la proprietà privata della terra, che i Soviet locali dovevano distribuire a chi la lavorara; le fabbriche furono poste sotto controllo degli operai; vennero istituiti i tribunali del popolo, a cui venne affidata l'amministrazione della giustizia; tutte le banche furno nazionalizzate; la Chiesa fu separata dello Stato; la libertà di stampa fu fortemente limitata. In seguito, il 10 luglio 1918, gli organi del partito divennero organi dello Stato con la proclamazione della Repubblica Socialista Federativa Sovietica.

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La Rivoluzione Russa (7di10)

NELL'OTTOBRE 1917 SCOPPIA LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA

Trotzkij
Il 10 ottobre Lenin rientrò a Pietroburgo ed espose le sue idee per una rapida azione rivoluzionaria. Il 12 venne costituito un Comitato militare rivoluzionario, la cui presidenza fu affidata a Trotzkij e di cui faceva parte anche Stalin, redattore capo della Pravda. Il comitato disponeva di circa 12.000 guardie rosse e 30.000 soldati. Le armi erano state fornite dagli operai delle indutrie belliche.
Il 24 ottobre 1917 le guardie rosse e i soldati occuparono i punti chiave della città e accerchiarono il Palazzo d'Inverno, sede del governo, dove erano riuniti i ministri, ad eccezione di Kerenskij, fuggito in tempo.
Lenin
Il palazzo fu invaso e i ministri arrestati.
Venne formato un governo, denominato Soviet dei Commissari del Popolo, la cui presidenza fu affidata a Lenin.
Nel dicembre 1917, il nuovo governo rivoluzionario firmò con la Germania l'armistizio e di Brest-Litovsk, ponendo fine alla partecipazione russa alla prima guerra mondiale.


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La Rivoluzione Russa (6di10)

LENIN E' COSTRETTO A FUGGIRE IN FINLANDIA

Lenin legge Pravda
L'esercito russo stava sfaldandosi progressivamente ed inesorabilmente. La propafanda bolscevica faceva sempre più seguaci anche presso i soldati. Gli ammutinamenti dei reparti di terra e di mare si succedevano senza tregua, i soldati fraternizzavano con il nemico, abbandonavano le loro posizioni e tornavano a casa.
Nel mese di luglio il governo provvisorio dovette fronteggiare un tentativo insurrezionale bolscevico. Intanto nelle campagne la rivolta contadina si estendeva a macchia d'olio e in diversi luoghi, come in Siberia, vennero attaccate anche le proprietà dei conventi. A Mosca i soldati della guardia, fedeli al governo, repressero il movimento e devastarono l'ufficio del partito bolscevico, la redazione della tipografia del giornale Pravda. Lenin fu costretto a fuggire in Finlandia, dove rimase nascosto fino ai primi di ottobre. Ormai il governo Kerenskij non era più in grado di fronteggiare la situazione: il collasso enomico del Paese, la crisi militare al fronte, la propaganda sovversiva che teneva in continua agitazione fabbriche e campagne congiuravano contro ogni suo tentativo di governare. Lenin se ne rese conto e dal suo esilio finlandese continuò ad incitare alla rivolta.

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La Rivoluzione Russa (5di10)

LENIN RIVENDICA IL POTERE AI SOVIET

Lenini fa il discorso dai Soviet
Il governo di Kerenskij, appoggiato dai liberali e dai moderati, intendeva attuare una politica graduale di riforme, operare una trasformazione costituzionale simile a quella avvenuta negli altri Stati Europei e continuare la guerra a fianco dell'Intesa. Kerenskij era contrario ai  progetti rivoluzionari del partito boscevico, che proponeva una radicale riforma agraria, la soppressione di ogni forma di foverno parlamentare-costituzionale e la fine della guerra come condizioni iniziali per la realizzazione del socialismo.
L'azione di governo Kerenskij fu perciò attivamente contrastata dai soviet, cordinati e organizzati dai membri del partito bolscevico, l cui programma fu sintetizzato da Lenin nelle cosiddette Tesi del 4 aprile. Con esse Lenin chiese al proletariato di abbatere il governo provvisorio e di affidare l'intero potere ai soviet. Invitò poi i contadini ad appropiarsi con forza delle terre e propose di chiamare il futuro partito dei boscevichi con il nome di Partito Comunista.
I menscevichi e anche una parte dei boscevichi non accettarono, anzi ritennero illusorie le tesi di Lenin. Gli rinfacciarono di parlare come un pazzo in preda al delirio, di non conoscere la reale situazione della Russia, essendo da tempo lontano. Ma Lenin era invece convinto che il proseguimento della guerra, con la sua opera di logoramento, avrebbe creato inevitabilmente le premesse per realizzare il suo programma rivoluzionario.

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sabato 11 aprile 2015

La Rivoluzione Russa (4di10)

A CAPO DELLA NUOVA REPUBBLICA RUSSA VIENE POSTO IL MENSCEVICO KERENSKIJ

Alexander Kerensky
Agli avvenimenti che avevano portato alla fine del potere degli Zar aveva partecipato attivamente il partito boscevico, guidato da Lenin (in esilio in Svizzera), che ritenne fosse giunto il momento per attuare in Russia la rivoluzione socialista.
L'azione rivoluzionaria del partito bolscevico avvenne sopratutto attraverso i soviet, assemblee formate da operai, contadini e soldati, che fecero la loro comparsa per la prima volta a Pietroburgo durante gli scioperi e le dimostrazioni del 1905.
Il ritorno di Lenin alla stazione di Pietroburgo

Dopo l'abdicazione di Nicola II e il rifiuto del fratello Michele di accettare la corona, la Russia era ormai diventata una repubblica. Si formò quindi un governo provvisorio, a caopo del quale fu posto il socialista menscevico Alexander Kerensky. La sera del 3 aprile giunse però alla stazione di Pietroburgo Lenin, che , con la complicità interessata dalle autorità tedesche, aveva potuto lasciare la Svizzera e attraversare la Germania per ritornare in patria.


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La Rivoluzione Russa (3di10)

NEL 1917 SCOPPIA UN'INSURREZIONE DI OPERAI E SOLDATI

Nicola II nei giorni successivi l'abdicazione
Con lo scoppio della guerra, tutte queste difficoltà si aggravarono a causa della debolezza economica dello Stato Russo e dalla sua scarsa organizzazione e preparazione militare. Le granvi sconfitte della Russia nel 1915 e l'avanzata tedesca resero ancora più acuta la crisi economica ed eccitarono ancora di più gli animi in seguito al vertiginoso aumento di prezzi.
Il  13 febbraio 1917 a Pietroburgo, si tenne una imponente manifestazione alla quale parteciparano ventimila operai. Lo sciopero e le manifestazioni si estesero nei giorni seguenti : operai e soldati in cominciarono per la prima volta a minifestare insieme. Il 27 febbraio  l'insurrezione operaia e la rivolta dei soldati diventarono una cosa sola. Nicola II tentò di salvare le sorti della dinastia ingrave pericolo, abdicò a favore del fratello Michele, il quale però di fronte ad una situazione così compromessa, rinunciò alla corona.

mercoledì 8 aprile 2015

La Rivoluzione Russa (2di10)

ALLA VIGILIA DELLA GRANDE GUERRA LA RUSSIA E' VICINA AL COLLASSO ECONOMICO

Lo Zar Nicola II Romanov con la sua famiglia
All'inizio della prima guerra mondiale la Russia era quindi in una situazione molto vicina la collasso economico e sociale.
Lo Zar Nicola II (1894-1917) governava ancora con sistemi dispotici ed autoritari, avvalendosi del terrorismo e della spietata polizia politica. Sperava inutilmente di poter governare da despota una popolazione di oltre 160 milioni di abitanti, la maggior parte dei quali (81%) era composta da contadini poveri, le cui ripetute e rabbiose rivolte erano state sempre duramente represse. Vennero soffocate con la forza anche le proteste e le dimostrazioni degli operai, che lavoravano per lo più in industrie create e sostenute dalla Stato, spesso con l'aiuto di capitali stranieri, con salari bassissimi, inferiori alla media europea. In molti casi, gli operai erano pagati in natura e generalmente le paghe erano ridotte del 30-40% in seguito alle multe inflitte per indisciplina nel lavoro.

lunedì 6 aprile 2015

La Rivoluzione Russa (1di10)

1905: I PRIMI FERMENTI RIVOLUZIONARI

Zar Nicola II
In Russia i primi fermenti rivoluzionari si registrarono nel 1905, che fu per lo Zar Nicola II un anno tragico in cui coincisero la sconfitta nella guerra con il Giappone e una serie di rivolte interne che misero in grave pericolo la stabilità del regime imperiale. Il 22 gennaio, a Pietroburgo, una notevole massa di lavoratori guidati dal prete Georgij Gapon, si diresse verso il Palazzo d'Invero, sede del governo, per una dimostrazione: le truppe interennero e uccisero molte centinaia di dimostranti. Un altro avvenimento che colpì l'opinione pubblica fu l'ammutinamento dell'equipaggio dell'incrociatore Potemkin.
Georgij Gapon
 Ci fu infine una catena di sciopero e le agitazioni raggiunsero il punto culminante nell'ottobre dello stesso anno, quando scesero in sciopero anche i ferrovieri. L'anno precedente, inoltre, era stato fondato un movimento politico di tipo costituzionale, democratico e liberale, chiamato partito dei cadetti, che richiedeva allo Zar di rinunciare ai poteri assoluti e di promuovere la trasformazione dell'impero russo in uno Stato costituzionale moderno. In seguito a questi avvenimenti, nel 1906 lo Zar Nicola II fu costretto a concedere l'istituzione di un Parlamento (Duma), che avrebbe dovuto promuovere nuove riforme. Ma di fronte alle ulteriori richieste dei movimenti liberali il regime zarista si irrigidì e incominciò a reprimere spietatamente ogni dimostrazione tendente ad ottenere altre riforme.

Mt 28,8-15 Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

Prima Guerra Mondiale (20di20)

NEL 1919 NASCE LA SCOCIETA' DELLE NAZIONI

Nella Conferenza di Pace venne fondata la Socierà delle Nazioni, la cui sede fu fissata a Ginevra. Essa incominciò ad essere operante il 28 aprile 1919.
La nuova organizzazione internazionale avrebbe dovuto regolare pacificamente le controversie fra gli Stati. La Società delle Nazioni, però, non riuscì a sottrarsi alla volontà degli Stati più forti e non riuscì a ricoprire il ruolo  per cui era stata progettata. La sua azione in favore della pace fu inoltre resa meno efficace dalla mancata adesione di importanti Stati come gli Stati Uniti , che pur avendo proposto per primi la nascita di quest'organismo, la Germnaia e la Russia.

domenica 5 aprile 2015

Prima Guerra Mondiale (19di20)

SCOMPARE L'IMPERO AUSTRO-UNGARICO

Il trattato di Saint-Germain riguardava le condizioni imposte all'Austria. Sulle rovine dell'impero asburgico nasceva tre nuovi Stati: l'Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. L'Austria venne ridotta a una piccola repubblica senza alcun legame con l'Ungheria. All'Austria venne poi esplicitamente cietato di unirisi politicamente con la Germania (Anschluss). L'Austria dovette cedere la Galizia alla Polonia, la Transilvania e la Bucovina alla Romania, il Trentino e l'Alto Adige (Tirolo meridionale) fino al Brennero, l'Istria, con l'esclusione di Fiume e parte della Dalmazia, all'Italia. Rispetto alle clausole del Patto di Londra all'Italia non vennero assegnati Valona, né il protettorato di Albania.

Prima Guerra Mondiale (18di20)

IL TRATTATO DI VERSAILLES PENALIZZA FORTEMENTE LA GERMANIA

Sala di Versailles
I trattati di pace conclusi furono cinque e vennero firmati in varie località nei dintorni di Parigi. I trattati principali, però, furono due: il trattato di Versailles e quello di Saint-Germain.
Il trattato di Versailles riguardava le condizioni di pace imposte alla Germania. Secondo questo trattato l'Alsazia e la Lorena venivano restituite alla Francia, che ottenne per quindici anni anche il possesso del bacino del Saar, ricco di carbone. Alcuni distretti di frontiera tedeschi vennero ceduti al Belgio, alla Danimarca e alla Cecoslovacchia, di nuova formazione; le zone polacche e tedesco-polacche della bassa Vistola, ecceto Danzica (divenuta città libera), passarono al nuovo Stato polacco. Tutte le colonie tedesche vennero divise tra Inghilterra, Francia e Giappone. Niente toccò all'Italia, nonostante una esplicità dichiarazione contenuta nel Patto di Londra.
L'esercito tedesco fu ridotto a 100.000 uomini con armamento leggero. La flotta tedesca passò all'Inghilterra. La Germania dovette riconoscere la propria responsabilità di aver provocato la guerra e le furono perciò imposte riparazioni, stabilite in seguito in 132 miliardi di marchi-oro, da pagare in trent'anni. Come garanzia, gli alleati avrebbero mantenuto per quindici anni l'occupazione temporanea della riva sinistra del Reno.

Prima Guerra Mondiale (17di20)

GLI INTERESSI DI FRANCIA E INGHILTERRA PREVALGONO NELLA CONFERENZA DI PACE

I "quattro grandi" alla Conferenza di pace di Parigi (da sinistra a destra: Lloyd George, Vittorio Emanuele Orlando, Georges Clemenceau, Woodrow Wilson)
Il 19 gennaio 1919 si aprì a Parigi la Conferenza di pace. Vi parteciparono solo gli  Stati vincitori, mentre  i vinti furono chiamati in un secondo tempo per sottoscrivere i relativi trattati.
Nel 1917 Benedetto XV aveva sollecitato la formazione di una grande organizzazione internazionale degli Stati per garantire il rispetto dei diritti dei popoli contro le aggressioni. Un anno dopo il 18 gennaio 1918, il Presidente degli Stati Uniti Wilson aveva sintetizzando in quattordici punti le linee che avrebbero dovuto essere alla base delle trattative di pace.
Nei quattordici punti, Wilson invocava la libertà di navigazione sui mari; il diritto dei popoli di decidere, in forma libera e autonoma, del proprio destino; il rispetto delle nazionalità e dei principi democratici; la creazione di una Società delle Nazioni destinata ad impedire nuove guerre, ad assicurare a tutti gli Stati l'indipendenza e l'integrità territoriale; infine l'abolizione delle barriere economiche, degli accordi segreti sulle alleanze militari (come il Patto di Londra) e della corsa agli armamenti.
Ma le potenze europee vincitrici volevano, invece, ricavare dalla loro vittoria i maggiori margini di guadagno possibili, facendo pagare ai vinti tutte le conseguenze e le spese della guerra. La Francia voleva punire la Germani e impedire la ripresa economica e militare; l'Inghilterra voleva garantirsi la supremazia sui mari e nel campo coloniale; l'Italia chiedeva, oltre i territori indicati nel Patto di Londra, anche il possesso della città di Fiume.
La Conferenza di Pace fu quindi lunga, laboriosa e piena di contrasti. Alla fine prevalsero gli interessi delle due maggiori potenze europee, la Francia e l'Inghilterra, che trassero dalla vittoria i maggiori profitti, mentre l'Italia ottennero il Trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria. Il principio di autodeterminazione dei popolli fu accantonato: i nuovi Stati, usciti dallo smembramento dell'Impero Austro-ungarico, furono definiti senza tener contro della volontà e delle aspirazioni delle minoranze etniche.

Prima Guerra Mondiale (16di20)

LA GUERRA TERMINA CON LA VITTORIA DELL'INTESA

Generale Ferdinad Foch
Il 1918 fu l'anno decisivo della guerra. Sul fronte occidentale, dopo un'offensiva tedesca sulla Marna, il generale francese Foch passò aò contrattacco e costrinse i Tedeschi a ritirarsi. L'aiuto dei soldati e dei mezzi americani fu decisivo. Dopo un altro attacco sferrato ad Amiens, le truppe tedesche, ormai esauste, furono costrette ad abbandonare il Belgio (settembre 1918). Sul fronte italiano, nell'ottobre 1918, il generale Diaz lanciò un'offensiva che prese il nome di battaglia di Vittorio Veneto. Travolto l'esercito austriaco, il 3 novembre l'esercito italiano conquisto Trento e Trieste.
Imperatore Guglielmo II
Lo stesso giorno a Villa Giusti, nei dintorni di Padova, veniva firmato l'armistizio fra l'Italia e l'Austria. Il 4 novembre il generale Armando Diaz poteva così finalmente annunciare l'attesa vittoria. In Germania l'imperatore Guglielmo II fu costretto a fuggire in seguito a una insurrezione popolare. Venne proclamata la Repubblica e il nuovo presidente Erbert decise di firmare l'armistizio con l'Intesa (11 novembre 1918).
Finiva così la Grande Guerra: milioni di uomini avevano perso la vita sui campi di battaglia.
Si apriva ora una nuova fase storica, densa di problemi gravissimi, di ordine sociale ed economico: anzitutto, la ricerca di una pace che rispomdesse alle aspirazioni dei popoli e che fosse fondata sul principio dell'autoderminazione; il ripristino della democrazia  parlamentare, che praticamente era stata messa a tacere durante il conflitto; la soddisfazione delle rivendicazioni sociali delle masse di combattenti che tornavano a casa; l'introduzione di norme per colpire quanti avevano realizzato sovrapprofitti di guerra.

Prima Guerra Mondiale (15di20)

NEL 1917 SI VERIFICANO SCIOPERI, MANIFESTAZIONI ED AMMUTINAMENTI

La guerra aveva ormai reso durissime le condizioni di vita delle popolazioni. Il malcontento aumentava sempre più insieme con la disperazione per una guerra di cuni non si vedeva fine. Nelle fabbriche i lavoratori erano sottoposti ad un duro lavoro per sostenere al massimo la produzione bellica. Contemporaneamente le privazioni e la scarsezza anche dei generi di prima necessità erano sempre più frequenti.
In questo clima scoppiarono manifestazioni e dimostrazioni pacifiste (a Berlino e a Torino) che reclamavano la fine della guerra e un ritorno a migliori condizioni di vita. Anche il fronte i disagi e le difficoltà create dalla guerra fecero aumentare il malcontento dei soldati. Si verificarono così, un po' su tutti i fronti, ribellioni, veri e propri scioperi militari. Queste rivolte furono spesso represse duramente dai comandi militari, con fucilazioni e dure condanne.
Le difficoltà all'interno degli eserciti vennero superate anche grazie alle promesse che vennero fatte ai soldati. Sul fronte italiano, per esempio, fu promesso infatti che, al termine della guerra, i contadini avrebbero avuto la terra; si parlò di riforme sociali e di migliori condizioni di vita. I soldati vennero in tal modo cointeressati all'esito della guerra e il morale delle truppe migliorò. Sul fronte italiano confluirono mezzi e truppe degli alleati.

Prima Guerra Mondiale (14di20)

IL DRAMMA ITALIANO: LA RITIRATA DI CAPORETTO

Papa Benedetto XV
Nel 1917, mentre la situazione dei vari fronti di guerra rimaneva quasi immutata, il Papa Benedetto XV invitò le potenze combattenti a por fine all'inutile strage, ma l'invito non fu accolto. La guerra riprese sempre più dura e sanguinosa.
Il 24 ottobre 1917 gli Austro-tedeschi riuscirono, con un forte attacco, a travolgere le linee italiane, fino a conquistare Udine e raggiungere il fiume Tagliamento. L'esercito italiano, costretto a una drammatica ritirata, perse circa 400.000 uomini tra morti, feriti e prigionieri, oltre a una ingente quantità di armi e mezzi bellici. Anche le popolazioni civili del Friuli lasciarono la loro terra e le case per sfuggire all'invasione austriaca (disfatta di Caporetto). L'avanzata degli austro-tedeschi fu arrestata sulla linea di resistenza del fiume Piave
Generale Armando Diaz
Le cause di questa sconfitta furono molteplici: errori dei comandi, insufficienza dei mezzi, stanchezza dell'esercito, desiderio di pace fra i soldati. Cadorna venne esonerato dall Comando Supremo, che fu affidato al generale napoletano Armando Diaz.
Il generale Diaz usò una maggiore comprensione verso i propri uomini e riuscì a ricostruire il morale dell'esercito. Inoltre a riforzo delle truppe, ormai da duue anni in guerra, giunsero al fronte anche i diciottenni della classe 1899.

Prima Guerra Mondiale (13di20)

NELL'APRILE 1917 GLI STATI UNITI ENTRANO NEL CONFLITTO

Zar Nicola II
Il 1917 rappresentò un momento molto importante nello svolgimento della prima guerra mondiale. Infatti, lo scoppio della rivoluzione russa privò la Triplice Intesa di un prezioso alleato.
In Russia la guerra aveva determinato la crisi definitiva del regima zarista. Il malcontento dei soldati al fronte, male equipaggiati e privi spesso di munizioni e dei rifornimento, si unì a quello delle popolazioni civili. Gli scioperi e le manifestazioni, al fronte come all'interno, sfociarono infine nella rivoluzione. Dopo aver detronizzato lo zar Nicola II, il governo rivoluzionario firmò con la Germania la pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918), ritirandosi dalla guerra.
Il ritiro della Russia fu però compensato dall'intervento degli Stati Uniti, che, grazie alla loro potenzo economico-industriale, contribuirono in modo decisivo alla vittoria finale dell'Intesa.
Presidente Stati Uniti -Thomas Woodrow Wilson
I motivi che indussero il presidente americano Wilson (1856-1924) a dichiarare guerra alla Germania (6 aprile 1917) furono vari, ma ciò che commosse l'opinione pubblica furono i ripetuti attacchi dei sottomarini tedeschi alla flotta mercantile americana.
Altre ragioni a favore dell'intervento furono la simpatia e i rapporti amichevoli che esistevano con l'Inghilterra, alla quale gli Stati Uniti avevano anche concesso grossi prestiti. Se l'Intesa avesse perso la guerra, i rapporti degli Stati Uniti con l'Europa, fondati su una lunga tradizione di amicizia e di comuni interessi, sarebbero entrati in crisi.
Infine, una vittoria tedesca avrebbe potuto rappresentare un serio pericolo per gli interessi americani nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.

Prima Guerra Mondiale (12di20)

I FRANCESI DECIMATI RESISTONO A VERDUN

All'inizio del 1916 l'Austria progettò una grande offensiva sul fronte italiano: la Strafexpedition (Spedizione punitiva). Tale offensiva, che aveva lo scopo di eliminare gli avversari ritenuti più deboli, cominciò il 15 maggio 2016, ma l'esercito italiano resistete, anche se gli Austriaci si impadronirono dell'altopiano di Asiago. L'esercito italiano scatenò una controffensiva riuscendo a conquistare Gorizia.
Primo carro armato della storia
Sul fronte franco-tedesco, la Germania lanciò una grande offensiva contro la Francia, con lo scopo di conquistare Verdun, antica fortezza legata alla storia della Francia. La Battaglia di Verdun durò ben dieci mesi (dal febbraio al dicembre 1916). Già alla fine di giugno i Francesi avevano perduto 315.000 uomini e i Tedeschi 280.000.
L'esercito francese stava per essere disfatto. Ai soldati fu ordinato di non retrocedere di un passo e la difesa assunse aspetti altamente tragici. Non mancarono casi di ammutinamento, ma alla fine i Francesi riuscirono a conservare Verdun e a risollevare, con la vittoria, il morale delle truppe e di tutta la Francia.
Iron Duke Battaglia di Jutland
Dopo aver frenato l'offensiva tedesca, i Francesi, aiutati dagli Inglesi, scatenarono il 1 luglio 1916 una grnade offensiva sul fiume di Somme. In questa battaglia, che risolse in un successo limitato dei Francesi, fecero la loro apparizione sui campi di battaglia i carri armati, che avrebbero avuto in seguito, sopratutto nella seconda guerra mondiale, una notevole importanza sul piano strategico militare. Contemporaneamente la Germania tentò anche di rompere il blocco navale inglese con una grande battaglia navale nel Mare del Nord (Battaglia dello Jutland, 31 maggio 1916). La flotta tedesca attaccò quella inglese infiggendole gravi perdite, ma non riuscì a superare il blocco e fu costretta a ritornare al sicuro nei propri porti.

Prima Guerra Mondiale (11di20)

ANCHE SUL FRONTE ITALIANO LA GUERRA E' DI POSIZIONE

Vita nelle trincee
La prima fase delle guerra fu promettente per l'Italia, tanto che l'esercito italiano riuscì a conquistare importanti posizioni e raggiungere la riva dell'Isonzo, dove, davanti a Gorizia, incontrò una dura resistenza austriaca. Dal 23 giugno al 2 dicembre 1915 si svilupparono intorno all'Isonzo quattro durissime battaglie. Furono azioni sanguinose con perdite ingentissime che però, nonostante il valore con cui furono affrontate dai soldati italiani, ebbero modesti risultati perché furono mal condotte dai comandi militari.
Anche sul fronte italiano, quindi, esaurito l'impeto del primo attacco, la guerra si trasformò in una lunga e dura guerra di posizione, resa ancora più difficile dalle difficoltà rappresentate dalle montagne, dove erano arroccate le truppe, costituite in gran parte da contadini provenienti dalle diverse regioni d'Italia.
Durante 1915, nonostante l'ingresso di nuove forze nei due schieramenti, i rapporti fra di loro non cambiarono molto. Esaurita la spinta offensiva iniziale, gli eserciti rimasero uno contro l'altro nelle trincee, consumando risorse umane e materiali in sterili attacchi.

Prima Guerra Mondiale (10di20)

L'INTERVENTO ITALIANO MODIFICA GLI SCHIERAMENTI IN LOTTA

Generale Luigi Cadorna
L'intervento dell'Italia era stao preceduto alcuni mesi prima da quello della Turchia e della Bulgaria a favore della Triplice Alleanza. Portogallo, Romania e Grecia entraro nel conflitto più tardi a favore dell'Intesa. Spagna, Norvegia, Svezia, Danimarca, Olanda, Svizzera e Albania rimasero neutrali per l'intero conflitto. L'entrata in guerra dell'Italia creò però una nuova situazione militare perchè obbligò l'Austria ad aprire un nuovo fronte a Sud, costringendola ad indebolire gli eserciti sul fronte russo per opporsi all'esercito italiano.
Il comando dell'operazioni dell'esercito italiano venne affidato al Generale Cadorna, che poteva contare su un armamento inferiore a quello austriaco e su condizioni generali di addestramento e preparazione militare non del tutto soddisfacenti.

Il generale Luigi Cadorna, capo di stato maggiore dell’esercito italiano,  durante un’ispezione sul Monte Pasubio

Prima Guerra Mondiale (9di20)

L'ITALIA ENTRA IN GUERRA A FIANCO DELL'INTESA

Vittorio Emanuele III
Re d'Italia
La posizione dell'Italia di fronte alla guerra era incerta e l'opinione pubblica divisa fra interventisti e neutralisti. L'incertezza non durò però a lungo, perché il governo italiano, con l'approvazione del Re Vittorio Emanuele III, avviò trattative segrete con le tre potenze dell'Intesa per stabilire le condizioni dell'intervento italiano al loro fianco.
Il 26 aprile 1915 il governo italiano firmò il Patto di Londra, con cui si impegnava ad entrare in guerra entro un mese contro l'Austria. In caso di vittoria, l'Italia avrebbe ottenuto il Trentino, l'Alto Adige fino al Brennero, Trieste, l'Istria, esclusa la città di Fiume, parte della Dalmazia con alcune isole e Valona in Albania. Il Patto di Londra rimase segreto fino al 1917, quando fu reso pubblico dal governo comunista di Mosca.
Gabriele D'Annunzio
Grandi difficoltà e resistenze incontrò il governo di Salandra nel Paese e nello stesso Parlamento per arrivare alla dichiarazione di guerra contro l'Austria. Gli interventisti si accanirono particolarmente contro Giolitti, considerato il maggiore esponente del neutralismo. In realtà Giolitti riteneva che l'Italia avrebbe potuto ottenere molto dall'Austria attraverso la trattativa. Alla testa del movimento, fautore dell'intervento, si pose il poeta Gabriele D'annunzio, che nelle radiose giornate di maggio del 1915 riuscì a mobilitare vari strati della classe media e piccola borghesia, nazionalisti ma anche democratici e liberali, studenti, intellettuali, convinti che l'Italia sarebbe dovuta  intervenire per completare l'opera del Risorgimento. I Socialisti dichiararono che non avrebbero né sabotato lo sforzo bellico né collaborato con il governo; le organizzazioni cattoliche assicurarono che, pur non approvando l'intervento, i cattolici avrebbero compiuto il loro dovere come cittadini obbedienti alle decisioni del governo,
Il Parlamento votò i pieni poteri al governo, con l'opposizione dei socialisti e del cattolico Guido Mignoli. Il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra contro l'Austria.

Prima Guerra Mondiale (8di20)

L'INGHILTERRA ORGANIZZA IL BLOCCO CONTINENTALE

L'U-Boot tedesco U-9
La guerra di posizione fu terribile e cruenta. I continui assalti per conquistare nuove posizioni provoca un enorme spreco di vite umane e di risorse materiali. Il prolungarsi della guerra rese sempre più costoso economicamente lo sforzo bellico.
Il fronte doveva essere continuamente rifornito di uomini, armi, munizioni e viveri.
Sul mare il controllo della situazione venne preso fin dall'inizio dall'Inghilterra, che con la sua potente flotta organizzò un blocco continentale, per impedire i rifornimenti via mare agli imperi centrali. I Tedeschi risposero con la guerra sottomarina, attaccando indiscriminatamente  anche le navi di Stati neutrali e navi passeggeri, come il transatlantico inglese Lusitania, con 1.200 passeggeri, in gran parte americani, affondato il 7 maggio 1915.
Sul fronte opposto, ad est, la Germania affrontò la pressione dell'esercito russo, la cui offensiva venne fermata, ai primi di settembre con le battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri

sabato 4 aprile 2015

Prima Guerra Mondiale (7di20)

LA GUERRA DI MOVIMENTO FALLISCE, INIZIA LA GUERRA DI POSIZIONE.

Subito dopo la dichiarazione di guerra, l'azione tedesca fu perciò rapidissima, grazie a piani d'attacco già studiati da tempo. Il progetto tedesco prevedeva l'aggiramento della linea difensiva francese attraverso il confine belga e lussemburghese, per cogliere di sorpresa i Francesi e sconfiggerli in poco tempo. L'Austria, invece, doveva invade la Serbia e opporsi all'esercito russo.
Questa prima fase della guerra, nota col nome di guerra di movimento, presentò però ostacoli imprevesti per la Germania. Il Belgio, infatti, resistette tenacemente all'invasione tedesca, facendo saltare le linee ferroviarie e tagliando così all'esercito germanico le vie di rifornimento.
La fanteria tedesca, a piedi, avanzò comunque molto velocemente. Mentre i Tedeschi attraverso il Belgio puntavano su Parigi, i Francesi tentarono di attacare la Germania nelle  Ardenne e in Lorena, ma a Verdun l'attacco francese terminò in un disastro.
I Tedeschi, superata la frontiera franco-belga, si spinsero fino alle rive del Marna, a soli 40 chilometri da Parigi. Ma sulla Marna i Francesi riuscirono a fermare l'avanzata tedesca. Fu una difesa eroica, che costò alla Francia ben 500.000 morti.
La guerra di movimento era finita. I tentativi degli eserciti tedesco e francese di sfondare le difese dell'avversario e ottenere una rapida vittoria erano falliti. Da quel momento la guerra ristagnò, estenuante e logorante, nelle trincee: era iniziata la guerra di posizione.

Prima Guerra Mondiale (6di20)

LA GERMANIA E' PRONTA PER UNA GUERRA BREVE

Sodati tedeschi
Secondo le previsioni dei comandi militari la guerra avrebbe dovuto essere breve. Per vincere la guerra, la Germania, forte della sua superiore organizzazione militare, intendeva sfruttare la scarsa preparazione e la lentezza degli eserciti russo ed inglese, in modo da impedire un accerchiamente da parte delle potenze dell'Intesa che numericamente erano più forti (nell'agosto 1914 Austria e Germania contanvano su 3.800.000 soldati contro i 5.800.000 di Inghilterra, Francia e Russia).
L'esercito tedesco avrebbe dovuto quindi schiacciare i Francesi con azioni rapidissime, sfruttando la sorpresa, per poter battere in un secondo momento l'Inghilterra e la Russia.
La Francia, invece, per evitare il ripetersi di un'invasione come nel 1870, aveva costruito una potente linea difensiva che, oltre a costituire un muro invalicabile, avrebbe dovuto essere il punto di patenza di un'offensiva decisiva contro la Germania.

Prima Guerra Mondiale (5di20)

LA GUERRA SI ALLARGA

Esercito tedesco invade il Belgio
L'Austria si era forse illusa di poter risolvere da sila il conflitto con la Serbia, senza coinvolgere le altre potenze e mettere in pericolo la pace. Invece, nel giro di pochi giorni, scattò inesorabilmente il sistema delle alleanze. Infatti il 30 luglio la Russia proclamò la mobilitazione generale a difesa della Serbia. La Germania, alleata dell'Austria, per prevenire le mosse della Russia e della Francia sua alleata dichiarò la guerra. Il 4 agosto 1914 l'esercito tedesco invase il Belgio (nonostante ne fosse garantita la neutralità da un accordo internazionale), per cercare di penetrare in Francia aggiurando la linea di difesa fortificata francese sul confine. La violazione della neutralità belga scosse l'opinione pubblica e il governo inglesi. Il 5 agosto l'Inghilterra dichiarò guerra alla Germania. Il 23 agosto anche il Giappone scese in guerra contro la Germania, sperando di toglierle i possedimenti coloniali in Cina. Il Montenegro si affiancò all'Intesa, mentre l'Italia rimase per il momento neutrale.
L'Europa venne così trascinata in un immane conflitto che cambiò la carta geografica del continente, sconvolse i rapporti fra le grandi potenze, mutò la mentalità dei popoli, fece perdere definitivamente all'Europa l'egemonia negli affari mondiali, sacrificò milioni di vite umane e distrusse un inestimabile patrimonio di ricchezze.

Prima Guerra Mondiale (4di20)

Rappresentazione dell'Attentato
L'ATTENTATO DI SARAJEVO

Giubba Francesco Ferdinando
Il settore che risulta più aperto a possibili crisi internazionali era quello balcanico, dove le rivendicazioni irredentistiche dei Serbi si scontravano con i tentativi di espansione austriaci. Fu proprio in quest'area che scoppiò la scintilla che fece esplodere la prima guerra mondiale. A Sarajevo, capitale della Bosnia, il 28 giugno 1914, uno studente appartenente a un movimento indipendentista slavo uccise l'erede al trono d'Austria, l'arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia.
Sofia e Francesco Ferdinando
L'Austria accusò il governo serbo di essere responsabile dell'attentato e inviò alla Serbia un ultimatum, che la Serbia non accettò in tutti i suioi punti. Il 28 luglio l'Austria dichiarò guerra alla Serbia.

Prima Guerra Mondiale (3di20)

LA GERMANIA SI DISTINGUE NELLA CORSA AGLI ARMAMENTI

I due schieramenti iniziali: Triplice Intesa - Triplice Allenza
Per soddisfare queste ambizioni ogni nazione avviò una vera e propria "corsa agli armamenti", accumulando più armi possibili e sviluppando piani militari di attacco in previsione di una guerra. Questa corsa agli armamenti era inoltre favorita anche da larghi settori dell'industria, per la quale gli armamenti e le commesse militari erano un mezzo per aumentare la produzione e i guadagni. Nella corsa agli armamenti si distinse specialmente la Germania, che si era sempre rifiutata di sottoscrivere gli accordi di limitazione degli strumenti bellici proposti da Inglesi e Russi. Nel 1907, Inghilterra, Russia e Francia avevano stipulato l'accordo della Triplice Intesa, che si contrapponeva alla Triplice Alleanza, stripulata fra Germania, Austria e Italia. La situazione di equilibrio fra gli Stati europei, nata dal Congresso di Vienna e poi tenacemente perseguita da Bismarck, si era rotta e si erano formati due schieramenti contrapposti, con interessi economici e politici contrastanti.

Alexander Von Kluck (Generale Tedesco) Prima Guerra Mondiale


Alexander von Kluck
20 maggio 1846 - 19 ottobre 1934

Alexander Heinrich Rudolph von Kluck (Münster, 20 maggio 1846 – Berlino, 19 ottobre 1934) è stato un generale tedesco. Proveniente da una famiglia non nobile della Vestfalia, effettuò una rapida ascesa per merito all'interno dell'esercito prussiano e poi dell'esercito tedesco riunificato. Nel 1909 ottenne il titolo nobiliare in riconoscimento della brillante carriera. Ufficiale estremamente determinato ed aggressivo, fortemente indipendente e risoluto, ebbe il comando all'inizio della prima guerra mondiale della 1ª Armata, la formazione più potente dell'esercito tedesco con la quale diresse con grande energia e decisione la lunga avanzata dal confine belga fino alla periferia di Parigi. Durante la prima battaglia della Marna, agendo in modo autonomo senza coordinare le sue manovre con gli altri generali, ritenne di essere in grado di vincere la battaglia e conquistare la capitale nemica; Von Kluck sembrava sul punto di raggiungere il successo quando la critica situazione complessiva dell'esercito tedesco, causata anche dai suoi errori e dalla sua eccessiva aggressività, costrinse alla ritirata generale di tutte le forze determinando la sconfitta finale tedesca nella battaglia

Prima Guerra Mondiale (2di20)

NAZIONALISTI ED IRREDENTISTI FANNO NASCERE IN EUROPA PERICOLOSE TENSIONI

Nel continente europeo, inoltre, alcune zone geografiche erano al centro di pericolose tensioni. Nella regione balcanica la crisi dell'Impero Turco aveva aperto la strada sia alle aspirazioni patriottiche dei movimenti nazionalisti ed irredentisti slavi, sia ai tentativi di estendere il proprio dominio sulla regione da parte della Russia e dell'Austria.
Generale Tedesco Von Kluckcon il suo stato maggiore
Al confine tra Francia e Germania, i territori della Lorena e dell'Alsazia, che Napoleone III aveva dovuto cedere ai tedeschi dopo la sconfitta del 1870, erano rivendicati apertamente dalla Francia, che non aveva abbandonato la speranza di una rivincita nei confronti della Germania.
La Liberazione del Trentino e di Trieste dall'Impero Austriaco  era invece l'obbiettivo dei movimenti ittedentisti e nazionalisti italiani.
Tutti questi contrasti furono aggravati dall'affermarsi in tutte le nazioni europee di movimenti nazionalistici, che esprimevano la volontà di potenza, il desiderio di ciasuna nazione di primeggiare sulle altre e di imporre, con qualsiasi mezzo, la propria supremazia politica, economica, militare e anche culturale.

Prima Guerra Mondiale (1di20)

LE CAUSE ECONOMICHE

La "belle époque", il ventennio nel quale l'Europa si era cullata in un clima di relativa pace, benessere e tranquillità, fu interrotta da un violentissimo conflitto, diverso da tutti quelli che l'avevano preceduto: la Prima Guerra Mondiale.
Ma che cosa aveva spinto l'Europa nei primi anni del Novecento a precipitarsi in un conflitto così immane?
Soldati I Guerra Mondiale
Fin dal 1905 i rapporti internazionali fra Stati europei erano etrati in crisi, a causa di una serie di motivi di contrasto.
Innanzitutto, la posizionedi predominio dell'Inghilterra, che fino agli ultimi decenni dell'Ottocento era sta la maggior potenza navale, industriale e coloniale del mondo, cominciò a vacillare di fronte alla concorrenza della Germania e degli Stati Uniti. La Germania non solo aveva sviluppato moltissimo le industrie, ma mirava anche alla conquista dei mercati internazionali e ad infrandire il suo impero coloniale: per questo aveva minacciosamente potenziato la sua flotta da guerra. L'espansione coloniale era d'altronde un obbiettivo comune a tutti gli Stati europei, che consideravano la conquista delle colonie sia come l'affermazione del prestigio e della potenza nazionale, sia come una necessità per lo sviluppo industriale ed economico.
All'inizio del Novecento, però, si può dire che tutto il  mondo fosse ormai sotto il controllo europeo e che non ci fosse niente più da conquistare, per cui ogni tentativo di espansione da parte qualsiasi Stato andava contro gli interessi di altre Nazioni.

Tutto su Cipro

Cipro Flag
Cipro, la terza isola del Mediterraneo per superficie, è un piccolo Stato diviso tra due realtà: quella greca di religione ortodossa, rappresentata da quattro quinti della popolazione, e quella turca, musulmana.
Cipro Map
Abitato fin dall preistoria, il Paese subì diverse dominazioni fino a quando, conquisato da Riccardo Cuor di Leone, fu ceduto ai Templari. Oggi è uno Stato indipendente, anche se la popolazione islamica vorrebbe unirsi alla Turchia, e quella ortodossa alla Grecia.