Una famosa storiella recita così:
“Un uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:
Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.
Dio condusse l’uomo verso due porte.
Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. L'uomo sentì l'acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
L'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: - Hai appena visto l'Inferno.
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. C'era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire l'acquolina. Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici. Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.v
L’uomo disse a Dio:
- Non capisco!
- E' semplice - rispose Dio - dipende solo da un'abilità. Essi hanno imparato a nutrirsi gli uni gli altri mentre gli altri non pensano che a loro stessi.”
Spesso la natura umana spinge gli uomini ad essere egocentrici ed egoisti…chiunque vorrebbe veder realizzati i propri desideri, ma il fare di tutto, concentrando tutti gli sforzi e le energie sulla soddisfazione dei propri bisogni, porta spesso alla solitudine….
E’ invece donando agli altri il meglio di sé che si diventa “ricchi”…che si cresce, ci si migliora…..e non parliamo di grandi gesta o di cose impossibili!!Spesso è solo una parola, un sorriso, una carezza sul cuore a fare la differenza!Esserci per qualcuno nel momento del suo bisogno, è il dono più grande che potremmo mai fargli! Anche quando questo significa soffrire un po’ insieme a chi soffre….perchè poi quella sofferenza di oggi sarà la gioia di domani insieme a chi gioisce!
Forse è proprio vero, in fondo, che “chi aiuta gli altri, aiuta sé stesso”!
Uno spunto su cui riflettere…
domenica 8 novembre 2015
(Mt 25,1-13) Ecco lo sposo! Andategli incontro!
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
RIFLESSIONE di
Pbro. José MARTÍNEZ Colín
(Culiacán, Messico)
Oggi, il Vangelo presenta Gesù come Maestro, e ci parla del distacco che dobbiamo vivere. Un distacco, in primo luogo, dell'onore o il riconoscimento proprio, che certe volte cerchiamo: «Guardatevi (…) ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. » (cfr Mc 12,38-39). In questo senso, Gesù avverte del cattivo esempio degli scribi.
Distacco, in secondo luogo, delle cose materiali. Gesù loda la povera vedova, allo stesso tempo che deplora la falsità degli altri: «Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece [la vedova], nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere» (Mc 12,44).
Chi non vive il distacco dei beni temporali vive pieno di sé stesso, e non può amare. In questo stato d'animo non c'è "spazio" per gli altri: né compassione, né pietà, né attenzione verso il nostro prossimo.
I santi ci danno esempio. Ecco qui un fatto della vita di San Pio X, quando era ancora vescovo di Mantova. Un commerciante versò calunnie contro il vescovo. Molti dei suoi amici gli consigliarono di denunciare giudizialmente il calunniatore, ma il futuro Papa rispose: «Quel povero uomo ha più bisogno di preghiera che di punizione». E non lo accusò, ma pregò per lui.
Ma non finisce qui la storia. Dopo un tempo a quel commerciante gli andarono male gli affari e dichiarò il fallimento. Tutti i creditori lo perseguitarono fino a lasciarlo senza niente. Solo una persona venne in suo aiuto: il vescovo di Mantova, che, in forma anonima, gli fece mandare una busta con denaro al commerciante, facendogli sapere che il denaro proveniva dalla Signora più misericordiosa, cioè, dalla Nostra Signora del Perpetuo Soccorso.
Vivo veramente il proprio distacco dalle realtà terrene? È il mio cuore vuoto di cose? Può il mio cuore capire i bisogni degli altri? «Il programma del cristiano -il programma di Gesù- è quello di un “cuore che vede”» (Benedetto XVI).
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
RIFLESSIONE di
Pbro. José MARTÍNEZ Colín
(Culiacán, Messico)
Oggi, il Vangelo presenta Gesù come Maestro, e ci parla del distacco che dobbiamo vivere. Un distacco, in primo luogo, dell'onore o il riconoscimento proprio, che certe volte cerchiamo: «Guardatevi (…) ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. » (cfr Mc 12,38-39). In questo senso, Gesù avverte del cattivo esempio degli scribi.
Distacco, in secondo luogo, delle cose materiali. Gesù loda la povera vedova, allo stesso tempo che deplora la falsità degli altri: «Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece [la vedova], nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere» (Mc 12,44).
Chi non vive il distacco dei beni temporali vive pieno di sé stesso, e non può amare. In questo stato d'animo non c'è "spazio" per gli altri: né compassione, né pietà, né attenzione verso il nostro prossimo.
I santi ci danno esempio. Ecco qui un fatto della vita di San Pio X, quando era ancora vescovo di Mantova. Un commerciante versò calunnie contro il vescovo. Molti dei suoi amici gli consigliarono di denunciare giudizialmente il calunniatore, ma il futuro Papa rispose: «Quel povero uomo ha più bisogno di preghiera che di punizione». E non lo accusò, ma pregò per lui.
Ma non finisce qui la storia. Dopo un tempo a quel commerciante gli andarono male gli affari e dichiarò il fallimento. Tutti i creditori lo perseguitarono fino a lasciarlo senza niente. Solo una persona venne in suo aiuto: il vescovo di Mantova, che, in forma anonima, gli fece mandare una busta con denaro al commerciante, facendogli sapere che il denaro proveniva dalla Signora più misericordiosa, cioè, dalla Nostra Signora del Perpetuo Soccorso.
Vivo veramente il proprio distacco dalle realtà terrene? È il mio cuore vuoto di cose? Può il mio cuore capire i bisogni degli altri? «Il programma del cristiano -il programma di Gesù- è quello di un “cuore che vede”» (Benedetto XVI).
sabato 7 novembre 2015
Dare con gioia
"La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; 10 amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore." (Rm 12, 9 - 11) Con queste parole, l'apostolo Paolo esorta i Romani ad evitare ogni sdolcinatura dell'amore e ad aborrire, nell'esercizio della carità, ogni forma di doppiezza e di ipocrisia. Fuggire il male con orrore equivale anche a non rendere il male compartecipe del bene che si compie per mezzo della vanità e del narcisismo. L'amore è incompatibile con l'egoismo e non cerca il proprio interesse (1 Cor 13). Dare in elemosina qualsiasi cosa è in ogni caso utile e lodevole e qualunque sia la loro provenienza (sempre che non sia di natura illecita) doni ed elargizioni vanno accolti sempre con gioia e con spirito di riconoscenza. Tuttavia le ragioni del dare possono essere tante e non sempre legittime e attendibili. E' possibile infatti donare agli altri semplicemente per pura ostentazione di false virtù o per esibizionismo gratuito; come pure è possibile dare per ragioni di interesse personale o per motivi di propaganda politica e ideologica, anche religiosa, come quando si regalano oggetti o si fanno favori allo scopo di ottenere consensi elettorali o di guadagnare adepti per un nuovo credo. Si può dare agli altri per presunzione o per vanagloria o semplicemente per liberarsi da persone importune quando vengono a mendicare. E c'è anche chi da' aspettandosi di ricevere lauti contraccambi. E' altresì fin troppo facile donare agli altri il superfluo di quanto si possiede, elargendo in elemosina solo quello che non comporterebbe per noi rinuncia o sacrificio alcuno. Ridicolo poi aiutare il prossimo con il denaro o con gli averi che non ci appartengono.
venerdì 6 novembre 2015
È triste vedere preti e vescovi attaccati ai soldi!
Vescovi e sacerdoti vincano
la tentazione di “una doppia vita”, la Chiesa è chiamata a servire, non a
diventare "affarista". E’ uno dei passaggi dell’omelia mattutina di
Papa Francesco a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha messo in guardia
dagli “arrampicatori, attaccati ai soldi” che fanno tanto male alla
Chiesa.
Servire, servirsi. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia su due figure di servi, presentate dalla Liturgia odierna. Anzitutto, la figura di Paolo che “si è donato tutto al servizio, sempre” per finire a Roma “tradito da alcuni dei suoi” finendo poi “condannato”. Da dove veniva la grandezza dell’Apostolo delle Genti, si chiede il Pontefice? Da Gesù Cristo e “lui si vantava di servire, di essere eletto, di avere la forza dello Spirito Santo”.
Era il servo che serviva, ha ribadito, “amministrava, gettando le basi, cioè annunciando Gesù Cristo” e “mai si fermava per avere il vantaggio di un posto, di una autorità, di essere servito. Lui era ministro, servo per servire, non per servirsi”:
“Io vi dico quanta gioia ho, io, che mi commuovo, quando in questa Messa vengono alcuni preti e mi salutano: ‘Oh padre, sono venuto qui a trovare i miei, perché da 40 anni sono missionario in Amazzonia’. O una suora che dice: ‘No, io lavoro da 30 anni in ospedale in Africa’. O quando trovo la suorina che da 30, 40 anni è nel reparto dell’ospedale con i disabili, sempre sorridente. Questo si chiama servire, questa è la gioia della Chiesa: andare oltre, sempre; andare oltre e dare la vita. Questo è quello che ha fatto Paolo: servire”.
Nel Vangelo, ha ripreso, il Signore ci fa vedere l’immagine di un altro servo, “che invece di servire gli altri si serve degli altri”. E, ha sottolineato, “abbiamo letto cosa ha fatto questo servo, con quanta scaltrezza si è mosso, per rimanere al suo posto”.
“Anche nella Chiesa ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. E’ triste dirlo, no? La radicalità del Vangelo, della chiamata di Gesù Cristo: servire, essere al servizio di, non fermarsi, andare oltre sempre, dimenticandosi di se stessi. E la comodità dello status: io ho raggiunto uno status e vivo comodamente senza onestà, come quei farisei dei quali parla Gesù che passeggiavano nelle piazze, facendosi vedere dagli altri”.
Due immagini, ha ripreso Francesco: “Due immagini di cristiani, due immagini di preti, due immagini di suore. Due immagini”. E Gesù, ha ribadito, “ci fa vedere questo modello in Paolo, questa Chiesa che mai è ferma", che "sempre va avanti e ci fa vedere che quella è la strada”:
“Invece quando la Chiesa è tiepida, chiusa in se stessa, anche affarista tante volte, questo non si può dire, che sia una Chiesa che ministra, che sia al servizio, bensì che si serve degli altri. Che il Signore ci dia la grazia che ha dato a Paolo, quel punto d‘onore di andare sempre avanti, sempre, rinunciando alle proprie comodità tante volte, e ci salvi dalle tentazioni, da queste tentazioni che in fondo sono tentazioni di una doppia vita: mi faccio vedere come ministro, cioè come quello che serve, ma in fondo mi servo degli altri”.
Servire, servirsi. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia su due figure di servi, presentate dalla Liturgia odierna. Anzitutto, la figura di Paolo che “si è donato tutto al servizio, sempre” per finire a Roma “tradito da alcuni dei suoi” finendo poi “condannato”. Da dove veniva la grandezza dell’Apostolo delle Genti, si chiede il Pontefice? Da Gesù Cristo e “lui si vantava di servire, di essere eletto, di avere la forza dello Spirito Santo”.
Era il servo che serviva, ha ribadito, “amministrava, gettando le basi, cioè annunciando Gesù Cristo” e “mai si fermava per avere il vantaggio di un posto, di una autorità, di essere servito. Lui era ministro, servo per servire, non per servirsi”:
“Io vi dico quanta gioia ho, io, che mi commuovo, quando in questa Messa vengono alcuni preti e mi salutano: ‘Oh padre, sono venuto qui a trovare i miei, perché da 40 anni sono missionario in Amazzonia’. O una suora che dice: ‘No, io lavoro da 30 anni in ospedale in Africa’. O quando trovo la suorina che da 30, 40 anni è nel reparto dell’ospedale con i disabili, sempre sorridente. Questo si chiama servire, questa è la gioia della Chiesa: andare oltre, sempre; andare oltre e dare la vita. Questo è quello che ha fatto Paolo: servire”.
Nel Vangelo, ha ripreso, il Signore ci fa vedere l’immagine di un altro servo, “che invece di servire gli altri si serve degli altri”. E, ha sottolineato, “abbiamo letto cosa ha fatto questo servo, con quanta scaltrezza si è mosso, per rimanere al suo posto”.
“Anche nella Chiesa ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. E’ triste dirlo, no? La radicalità del Vangelo, della chiamata di Gesù Cristo: servire, essere al servizio di, non fermarsi, andare oltre sempre, dimenticandosi di se stessi. E la comodità dello status: io ho raggiunto uno status e vivo comodamente senza onestà, come quei farisei dei quali parla Gesù che passeggiavano nelle piazze, facendosi vedere dagli altri”.
Due immagini, ha ripreso Francesco: “Due immagini di cristiani, due immagini di preti, due immagini di suore. Due immagini”. E Gesù, ha ribadito, “ci fa vedere questo modello in Paolo, questa Chiesa che mai è ferma", che "sempre va avanti e ci fa vedere che quella è la strada”:
“Invece quando la Chiesa è tiepida, chiusa in se stessa, anche affarista tante volte, questo non si può dire, che sia una Chiesa che ministra, che sia al servizio, bensì che si serve degli altri. Che il Signore ci dia la grazia che ha dato a Paolo, quel punto d‘onore di andare sempre avanti, sempre, rinunciando alle proprie comodità tante volte, e ci salvi dalle tentazioni, da queste tentazioni che in fondo sono tentazioni di una doppia vita: mi faccio vedere come ministro, cioè come quello che serve, ma in fondo mi servo degli altri”.
Lc 16,1-8 I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare".
L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua".
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta".
Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
giovedì 5 novembre 2015
Lc 15,1-10 Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
lunedì 26 ottobre 2015
Il 50% della ricchezza mondiale nelle mani dell’1% della popolazione
"La disuguaglianza globale è in crescita, con la metà della ricchezza mondiale adesso nelle mani dell’1% della popolazione, secondo un nuovo rapporto. Le classi medie sono state schiacciate a spese dei più ricchi, secondo le ricerche di Credit Suisse, che rivela anche che per la prima volta, ci sono più persone della classe media in Cina - 109 milioni - rispetto ai 92 milioni negli Stati Uniti.
Tidjane Thiam, l’amministratore delegato di Credit Suisse, ha dichiarato: "la ricchezza della classe media è cresciuta a un ritmo più lento rispetto alla ricchezza nella fascia più alta. Questo ha invertito la tendenza pre-crisi che vedeva la quota di ricchezza della classe media rimanere relativamente stabile nel tempo". Circa 3,4 miliardi di persone – poco più del 70% della popolazione adulta mondiale – hanno meno di 10.000 dollari. Un ulteriore miliardo – un quinto della popolazione mondiale – si situa nel ventaglio tra 10.000 e 100.000 dollari. Ognuno dei rimanenti 383 milioni di adulti, l’8% della popolazione, possiede una ricchezza maggiore di 100.000 dollari. Questo numero comprende circa 34 milioni di milionari in dollari americani. Tra questi, circa 123.800 individui hanno più di 50 milioni di dollari, e quasi in 45.000 hanno più di 100 milioni.
venerdì 23 ottobre 2015
Sant’Antonio Maria Claret
Sant’Antonio Maria Claret |
Sant’Antonio Maria Claret, vescovo: ordinato sacerdote, per molti anni percorse la regione della Catalogna in Spagna predicando al popolo; istituì la Società dei Missionari Figli del Cuore Immacolato della Beata Maria Vergine e, divenuto vescovo di Santiago nell’isola di Cuba, si adoperò con grande merito per la salvezza delle anime. Tornato in Spagna, sostenne ancora molte fatiche per la Chiesa, morendo infine esule tra i monaci cistercensi di Fontfroide vicino a Narbonne nella Francia meridionale.
Nato in una famiglia profondamente cristiana di tessitori catalani con dieci figli. Viene ordinato nel 1835, a 28 anni. Va a Roma nel 1839 e si rivolge a Propaganda Fide per essere inviato come missionario in qualsiasi parte del mondo. Non potendo raggiungere questo obiettivo, entra come novizio tra i Gesuiti, ma dopo pochi mesi deve tornare in patria perché malato. Per sette anni predica numerosissime missioni popolari in tutta la Catalogna e le isole Canarie conquistando un'immensa popolarità, anche come taumaturgo. Sa mettere insieme la gente dando vita ad associazioni e gruppi. Nel 1849 fonda una Congregazione apostolica: i Figli dell’Immacolato Cuore di Maria Oggi anche conosciuti come Missionari Clarettiani. All'inizio del terzo millennio, essi lavorano in 65 paesi dei cinque continenti. Nel 1936/ 39, durante la guerra civile spagnola, 271vengono uccisi per causa della fede. Tra questi spiccano i 51 Martiri di Barbastro, beatificati da Giovanni Paolo II il 1992. (Vedi in questa web: Martiri Spagnoli Clarettiani di Barbastro).
Nominato nel 1849 arcivescovo di Santiago di Cuba (all'epoca appartenente alla corona di Spagna), arriva in diocesi nel febbraio di 1851. Nel suo strenuo lavoro apostolico affronta i gravi problemi morali, religiosi e sociali dell'Isola: concubinato, povertà, schiavitù, ignoranza, ecc., ai quali si aggiungono due calamità che colpiscono la popolazione: epidemie e terremoti.
domenica 27 settembre 2015
IL GOVERNO CE LO METTE IN QUEL POSTO E NOI ACCONSENTIAMO
!!!ATTENZIONE!!!
Il Governo ci sta fregando, ad inizio mandato ci ha dato 80 € in più in busta paga ed ha comprato il silenzio degli italiani. Ma è ora di fare basta, ha promulgato riforme e leggi esattamente come Berlusconi, per gli interessi di pochi e non per l'intera Nazione.
Cari italiani dobbiamo essere gelosi del Nostro Paese, ci dobbiamo ricordare che i nostri avi hanno dato la vita per il Nostro Paese ed noi cosa facciamo per contrastare questo scempio? Noi stiamo a guardare chi ce lo sta portando allo sfascio. Vi ricordate cosa fecero a Mussolini? Lo portarono in prigione in un rifugio sul Gran Sasso. Ora ci hanno costruito un albergo di lusso, che nedite di portarci i componenti del nostro caro Governo?
Hanno tagliato i fondi alle province, cosa buona e giusta, ma senza eliminarle. Sapete cosa ha comportato ciò? Un aumento delle tariffe dell'Assicurazione Auto, in quanto nelle nostre assicurazioni ci sono delle tassazioni provinciali.
Hanno tagliato i fondi agli enti locali, cosa buona e giusta, ma senza sbloccare il patto di stabilita. Sapete cosa ha comportato ciò? Un aumento delle tasse locali.
Questo sono solo due piccoli esempi, ma questo Governo ci sta rovinando. Ci hanno dato 80 € con una mano e ce ne hanno tolti almeno 300 € con l'altra.
Sistemano il bilancio pubblico aumentando la tassazione in modo trasversale. Non sarà il caso di fare una bella patrimoniale? Se un individuo a 100 mln di Euro, perchè non fargli un bel prelievo forzoso di 10/15 mln di Euro, perchè per avere una cifra del genere ha sicuramente evaso il fisco in passato.
!!!FACCIAMO BASTA!!!
!!!MANDIAMOLI A CASA!!!
mercoledì 23 settembre 2015
!!!ATTENZIONE LO STANNO FACENDO!!!
Con la scusa della crisi stanno diminuendo i diritti dei lavoratori, ci stanno facendo terrorismo psicologico dicendo che con la crisi i posti di lavoro diminuiscono e per questo motivo vogliono calpestare i nostri diritti conquistati negli anni.
Questo post non è pro Sindacati, ansi anche loro scendendo a compromessi hanno alimentato questo meccanismo di caduta libera. Molto spesso i Sindacati ricevono "mazzette" dagli imprenditori per tenerseli buoni intanto i lavoratori danno una percentuale dello loro stipendio a queste organizzazioni che non pagano nemmeno le tasse.
Lavoratori ricordatevi che molte sentenze della cassazione hanno sancito dei diritti che stanno calpestando. Per esempio il diritto denominato dalla Cassazione stessa come "Cambio Tuta", ci vogliono far credere che l'orario di lavoro e di conseguenza retribuito è quello di effettivo della mansione svolta, senza considerare il tempo necessario a mettersi i DPI i quali sono obbligatori per legge.
Se un lavoratore si rifiuta di metterseli è sanzionabile dal proprio datore di lavoro, ma il tempo necessario a metterseli il datore di lavoro non lo vuole pagare...
Senza parlare poi della riforma con cui hanno trasformato il contratto a tempo determinato in contratto a tutela crescente,
Cari politici, cari sindacalisti e cari imprenditori volete che i lavoratori si mettano anche una scopa in culo almeno posso anche pulire mentre lavorano?!?
ATTENZIONE QUESTO E' SOLO UN ESEMPIO. CI VOGLIONO DIMINUIRE I DIRITTI PER INTERESSI DI POCHI.
Diffondete numerosi.
giovedì 20 agosto 2015
20 agosto 1968 Fine della Primavera di Praga
Alexander Dubček |
La stagione delle riforme ebbe bruscamente termine nella notte fra il 20 e il 21 agosto 1968, quando una forza stimata fra i 200.000 e i 600.000 soldati e fra I invase il paese. Il grosso dell'esercito cecoslovacco, forte di 11 o 12 divisioni, obbedendo ad ordini segreti del Patto di Varsavia, era stato schierato alla frontiera con l'allora Germania Ovest, per agevolare l'invasione e impedire l'arrivo di aiuti dall'occidente.
L'invasione coincise con la celebrazione del congresso del Partito Comunista Cecoslovacco, che avrebbe dovuto sancire definitivamente le riforme e sconfiggere l'ala stalinista. I comunisti cecoslovacchi, guidati da Alexander Dubček, furono costretti dal precipitare degli eventi a riunirsi clandestinamente in una fabbrica, ed effettivamente approvarono tutto il programma riformatore, ma quanto stava accadendo nel paese rese le loro deliberazioni completamente inutili. Successivamente questo congresso del partito comunista cecoslovacco venne sconfessato e formalmente cancellato dalla nuova dirigenza imposta da Mosca a governare il paese.
domenica 26 luglio 2015
Andrea Doria un sogno una tragedia
Transatlantico Andrea Doria, foto Istituto Luce |
"Scenda, comandante. A bordo non c'è più nessuno... Scenda o risaliamo noi e restiamo con lei". Oceano Atlantico, mattina del 26 luglio 1956, al largo del faro di Nantucket, affondamento dell'Andrea Doria, dialogo tra il "secondo" Osvaldo Magagnini e il comandante del transatlantico italiano, Piero Calamai.
Comandante Pietro Calamai |
sabato 25 luglio 2015
San Giacomo Apostolo
Fu decapitato da Erode Afrippa in prossimità della festa di Pasqua, ricevette, primo tra gli Apostoli, la corona di martirio.
domenica 12 luglio 2015
Paraguay, 12 Luglio 2015 - LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO -
Paraguay, 12 Luglio 2015
LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO
La pioggia è segno della sua presenza nella terra lavorata dalle nostre mani. Una comunione che dà sempre frutto, dà sempre vita. Questa fiducia scaturisce dalla fede, sapere che possiamo contare sulla sua grazia, che sempre trasformerà e irrigherà la nostra terra. Il Signore ci darà la pioggia e la nostra terra darà il suo frutto.
Tante volte ci dimentichiamo che c'è un male che precede i nostri peccati. C'è una radice che causa tanti ma tanti danni, che distrugge silenziosamente tante vite. C'è un male che, poco a poco, si fa un nido nel nostro cuore e mangia la nostra vitalità: la solitudine.
sabato 11 luglio 2015
L'Arcangelo Michele difensore della fede in Dio contro le insidie di Satana
Michele è tra quelli a cui la Bibbia attribuisce espressamente il titolo di arcangelo, come Gabriele e Raffaele, menzionato nel Libro di Tobia. Il nome Michele deriva dall'espressione "Mi-ka-El" che significa "chi è come Dio?".
L'Arcangelo Michele è ricordato per aver difeso la fede in Dio contro le orde di Satana. Michele, capo degli angeli, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedele a Lui, mentre Satana e le sue schiere precipitano negli Inferi.
Nel calendario liturgico cattolico si festeggia come "San Michele Arcangelo" il 29 settembre, con San Gabriele Arcangelo e San Raffaele Arcangelo.
L'Arcangelo Michele è ricordato per aver difeso la fede in Dio contro le orde di Satana. Michele, capo degli angeli, dapprima accanto a Lucifero (Satana) nel rappresentare la coppia angelica, si separa poi da Satana e dagli angeli che operano la scissione da Dio, rimanendo invece fedele a Lui, mentre Satana e le sue schiere precipitano negli Inferi.
Nel calendario liturgico cattolico si festeggia come "San Michele Arcangelo" il 29 settembre, con San Gabriele Arcangelo e San Raffaele Arcangelo.
domenica 28 giugno 2015
L'ultimo discorso di Mussolini al Teatro Lirico di Milano, 16 dicembre 1944
Camerati, cari camerati milanesi!
Rinuncio ad ogni preambolo ed entro subito nel vivo della materia del mio discorso.
A sedici mesi di distanza dalla tremenda data della resa a discrezione imposta ed accettata secondo la democratica e criminale formula di Casablanca, la valutazione degli avvenimenti ci pone, ancora una volta, queste domande: Chi ha tradito? Chi ha subito e subisce le conseguenze del tradimento? Non si tratta, intendiamoci bene, di un giudizio in sede di revisione storica, e, meno che mai, in qualsiasi guisa, giustificativa.
È stato tentato da qualche foglio neutrale, ma noi lo respingiamo nella maniera più categorica e per la sostanza e in secondo luogo per la stessa fonte dalla quale proviene. Dunque chi ha tradito? La resa a discrezione annunciata l'8 settembre è stata voluta dalla monarchia, dai circoli di corte, dalle correnti plutocratiche della borghesia italiana, da talune forze clericali, congiunte per l'occasione a quelle massoniche, dagli Stati Maggiori, che non credevano più alla vittoria e facevano capo a Badoglio. Sino dal maggio, e precisamente il 15 maggio, l'ex-re nota in un suo diario, venuto recentemente in nostro possesso, che bisogna ormai «sganciarsi» dall'alleanza con la Germania. Ordinatore della resa, senza l'ombra di un dubbio, l'ex-re; esecutore Badoglio. Ma per arrivare all'8 settembre, bisognava effettuare il 25 luglio, cioè realizzare il colpo di Stato e il trapasso di regime.
Rinuncio ad ogni preambolo ed entro subito nel vivo della materia del mio discorso.
A sedici mesi di distanza dalla tremenda data della resa a discrezione imposta ed accettata secondo la democratica e criminale formula di Casablanca, la valutazione degli avvenimenti ci pone, ancora una volta, queste domande: Chi ha tradito? Chi ha subito e subisce le conseguenze del tradimento? Non si tratta, intendiamoci bene, di un giudizio in sede di revisione storica, e, meno che mai, in qualsiasi guisa, giustificativa.
È stato tentato da qualche foglio neutrale, ma noi lo respingiamo nella maniera più categorica e per la sostanza e in secondo luogo per la stessa fonte dalla quale proviene. Dunque chi ha tradito? La resa a discrezione annunciata l'8 settembre è stata voluta dalla monarchia, dai circoli di corte, dalle correnti plutocratiche della borghesia italiana, da talune forze clericali, congiunte per l'occasione a quelle massoniche, dagli Stati Maggiori, che non credevano più alla vittoria e facevano capo a Badoglio. Sino dal maggio, e precisamente il 15 maggio, l'ex-re nota in un suo diario, venuto recentemente in nostro possesso, che bisogna ormai «sganciarsi» dall'alleanza con la Germania. Ordinatore della resa, senza l'ombra di un dubbio, l'ex-re; esecutore Badoglio. Ma per arrivare all'8 settembre, bisognava effettuare il 25 luglio, cioè realizzare il colpo di Stato e il trapasso di regime.
Angelus 28 Giugno 2015 Guarigione e resurrezione, “hanno un unico centro: la fede”
“La fede è una forza di vita”, “che libera e salva” in ogni situazione, lo ha ricordato stamane Francesco all’Angelus, davanti a migliaia di pellegrini e turisti, raccolti in piazza San Pietro.
Due episodi del Vangelo domenicale hanno offerto lo spunto al Papa per la sua catechesi: la risurrezione di una bambina gravemente ammalata, salvata dalla grande fede del padre, che aveva supplicato Gesù.
“Qui si vede il potere assoluto di Gesù sulla morte, che per Lui è come un sonno dal quale ci può risvegliare. Gesù ha vinto la morte, anche ha potere sulla morte fisica".
Il secondo è la guarigione di una donna, sofferente di perdite di sangue, che ritenuta “impura”, costretta ad evitare ogni contatto umano, “condannata ad una morte civile”, trova il coraggio di toccare le vesti di Gesù, convinta di essere salvata, e così avviene.
“Chi crede “tocca” Gesù e attinge da Lui la Grazia che salva”.
Guarigione e resurrezione, “hanno un unico centro: la fede”
“Il messaggio è chiaro, e si può riassumere in una domanda: crediamo che Gesù ci può guarire e ci può risvegliare dalla morte? Tutto il Vangelo è scritto nella luce di questa fede: Gesù è risorto, ha vinto la morte, e per questa sua vittoria anche noi risorgeremo”.
“La Risurrezione di Cristo agisce nella storia come principio di rinnovamento e di speranza”.
“Chiunque è disperato e stanco fino alla morte, se si affida a Gesù e al suo amore può ricominciare a vivere. Anche incominciare una nuova vita, cambiare vita è un modo di risorgere, di risuscitare. La fede è una forza di vita, dà pienezza alla nostra umanità; e chi crede in Cristo si deve riconoscere perché promuove la vita in ogni situazione, per far sperimentare a tutti, specialmente ai più deboli, l’amore di Dio che libera e salva”.
L'’invocazione:
“Chiediamo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, il dono di una fede forte e coraggiosa, che ci spinga ad essere diffusori di speranza e di vita tra i nostri fratelli”.
mercoledì 24 giugno 2015
Catechesi 24 Giugno 2015 - Quando gli adulti perdono la testa...l'anima dei bambini soffre molto -
Oggi Papa Francesco nel corso dell'udienza generale in piazza San Pietro ha tenuto una vera e propria lezione di vita sulla famiglia.
«Lo svuotamento dell'amore coniugale diffonde risentimento nelle relazioni. E spesso la disgregazione "frana" addosso ai figli. I bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma».
«Nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell'anima dei bambini. Quanto più si cerca di compensare con regali e merendine, tanto più si perde il senso delle ferite - più dolorose e profonde - dell'anima. Parliamo molto di disturbi comportamentali, di salute psichica, di benessere del bambino, di ansia dei genitori e dei figli...
Ma sappiamo ancora che cos'è una ferita dell'anima? Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l'anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale? Quale peso ha nelle nostre scelte - scelte sbagliate, per esempio - quanto peso ha l'anima dei bambini? Quando gli adulti perdono la testa, quando ognuno pensa solo a sé stesso, quando papà e mamma si fanno del male, l'anima dei bambini soffre molto, prova un senso di disperazione. E sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita. Nella famiglia, tutto è legato assieme: quando la sua anima è ferita in qualche punto, l'infezione contagia tutti. E quando un uomo e una donna, che si sono impegnati ad essere "una sola carne" e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il cuore e la vita dei figli. Tante volte i bambini si nascondono per piangere da soli ....
Dobbiamo capire bene questo. Marito e moglie sono una sola carne. Ma le loro creature sono carne della loro carne. Se pensiamo alla durezza con cui Gesù ammonisce gli adulti a non scandalizzare i piccoli, possiamo comprendere meglio anche la sua parola sulla grave responsabilità di custodire il legame coniugale che dà inizio alla famiglia umana (Matteo 19,6-9). Quando l'uomo e la donna sono diventati una sola carne, tutte le ferite e tutti gli abbandoni del papà e della mamma incidono nella carne viva dei figli».
«Non mancano, grazie a Dio, coloro che, sostenuti dalla fede e dall'amore per i figli, testimoniano la loro fedeltà ad un legame nel quale hanno creduto, per quanto appaia impossibile farlo rivivere. Non tutti i separati, però, sentono questa vocazione. Non tutti riconoscono, nella solitudine, un appello del Signore rivolto a loro. Attorno a noi troviamo diverse famiglie in situazioni cosiddette irregolari - a me non piace questa parola - e ci poniamo molti interrogativi. Come aiutarle? Come accompagnarle? Come accompagnarle perché i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma?».
«Lo svuotamento dell'amore coniugale diffonde risentimento nelle relazioni. E spesso la disgregazione "frana" addosso ai figli. I bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma».
«Nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell'anima dei bambini. Quanto più si cerca di compensare con regali e merendine, tanto più si perde il senso delle ferite - più dolorose e profonde - dell'anima. Parliamo molto di disturbi comportamentali, di salute psichica, di benessere del bambino, di ansia dei genitori e dei figli...
Ma sappiamo ancora che cos'è una ferita dell'anima? Sentiamo il peso della montagna che schiaccia l'anima di un bambino, nelle famiglie in cui ci si tratta male e ci si fa del male, fino a spezzare il legame della fedeltà coniugale? Quale peso ha nelle nostre scelte - scelte sbagliate, per esempio - quanto peso ha l'anima dei bambini? Quando gli adulti perdono la testa, quando ognuno pensa solo a sé stesso, quando papà e mamma si fanno del male, l'anima dei bambini soffre molto, prova un senso di disperazione. E sono ferite che lasciano il segno per tutta la vita. Nella famiglia, tutto è legato assieme: quando la sua anima è ferita in qualche punto, l'infezione contagia tutti. E quando un uomo e una donna, che si sono impegnati ad essere "una sola carne" e a formare una famiglia, pensano ossessivamente alle proprie esigenze di libertà e di gratificazione, questa distorsione intacca profondamente il cuore e la vita dei figli. Tante volte i bambini si nascondono per piangere da soli ....
Dobbiamo capire bene questo. Marito e moglie sono una sola carne. Ma le loro creature sono carne della loro carne. Se pensiamo alla durezza con cui Gesù ammonisce gli adulti a non scandalizzare i piccoli, possiamo comprendere meglio anche la sua parola sulla grave responsabilità di custodire il legame coniugale che dà inizio alla famiglia umana (Matteo 19,6-9). Quando l'uomo e la donna sono diventati una sola carne, tutte le ferite e tutti gli abbandoni del papà e della mamma incidono nella carne viva dei figli».
«Non mancano, grazie a Dio, coloro che, sostenuti dalla fede e dall'amore per i figli, testimoniano la loro fedeltà ad un legame nel quale hanno creduto, per quanto appaia impossibile farlo rivivere. Non tutti i separati, però, sentono questa vocazione. Non tutti riconoscono, nella solitudine, un appello del Signore rivolto a loro. Attorno a noi troviamo diverse famiglie in situazioni cosiddette irregolari - a me non piace questa parola - e ci poniamo molti interrogativi. Come aiutarle? Come accompagnarle? Come accompagnarle perché i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma?».
domenica 14 giugno 2015
La storia di Antonella Russo
Antonella Russo |
Nacque a Solofra (Avellino) il 12 giugno 1984, seconda figlia di Francesco e Lucia De Stefano. All'età di 14 anni perse il padre, a cui era molto legata, per un infarto e si attaccò ancor di più alla figura materna. Questo le diede la forza per affrontare al meglio soprattutto gli studi. Si diploma con ottimi voti in un istituto ad indirizzo turistico e si iscrive all'Università degli Studi di Salerno presso la facoltà di Lingue e Letterature straniere indirizzo turismo culturale, ottenendo di pari passo ottimi voti durante le varie sessioni d'esame. La sua tesi preparatoria fu incentrata sul turismo culturale in Francia. Inoltre in tale periodo ha anche piccole esperienze di lavoro.
Mc 4,26-34 È il più piccolo di tutti i semi, ma diventa più grande di tutte le piante dell’orto.
In quel tempo, Gesù diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
sabato 6 giugno 2015
Mc 14,12-16.22-26 Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Il dopoguerra in Europa (4di13)
Lloyd Geroge Premier Inglese |
Alla fine della guerra, la lunga egemonia economica e politica dell'Inghilterra sul resto del mondo dovette cedere il passo alla giovane potenza degli Stati Uniti.
L'Inghilterra, inoltre, subì un altro duro colpo, perché le nuove fonti energetiche (petroli ed elettricità) avevano ormai sostituito il carbone, di cui l'isola britannica era grande esportatrice. Ciò provocò una forte disoccupazione ed agitazioni operaie.
Accanto a queste difficoltà economiche, il governo britannico dovette affrontare altri due problemi non meno scottanti: la questione irlandese e le agizioni nelle coloni.
Nel 1921, in seguito alla violenta ripresa delle agitazioni in Irlanda, il primo ministro Lloyd Geroge, per evitare la guerra civile, decise di raggiungere un accordo con il movimento indipendista. Sulla base di tale accordo la vicina isola, a mggioranza cattolica, ottenne una sostaziale indipendenza dalla corona inglese, confermata poi nel 1937 con la nascita della Repubblica d'Irlanda (Eire), con l'eccezionde per la parte settentrionale, l'Ulster, a prevalenza protestante che rimase unita alla Gran Bretagna.
Gandhi |
Nello stesso periodo un'ondata di agitazioni antinglesi investì anche l'India, dove il Mahatma (Grande anima) Gandhi incominciò una lotta non violenta per ottenere la completa indipendenza del suo Paese, che fu raggiunta solo nel 1948.
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Il dopoguerra in Europa (3di13)
La svalutazione della moneta |
Questa situazione generò nei mercati di tutta Europa scarsità di merci, un aumento incredibile dei prezzi e una continua diminuzione del valore della moneta (inflazione). La carta moneta circolava in qunatità sempre maggiore, in modo incontrollato, ma con un potere d'acquisto scarsissimo a causa del continuo aumento dei prezzi.
All'inflazione si aggiunse la disoccupazione che interessò in modo particolare milioni di reduci che, tornati dalla guerra alla vita civile dopo anni trascorsi in trincea, non riuscirono a trovare lavoro nei settori produttivi colpiti dalla crisi economica.
Questi due mali, inflazione e disoccupazione, dilagarono in tutto il continente europeo, senza che i governi riuscissero a trovare soluzioni in grado di sanarli.
venerdì 5 giugno 2015
Il dopoguerra in Europa (2di13)
Contadini |
Terminata la guerra, molte industrie, che durante il conflitto avevano lavorato a pieno ritmo per la produzione di materiale bellico, si trovarono improvvisamente senza commesse e con il difficile problema di rinconvertire gli impianti per riprendere la normale produzione dei beni per la popolazione civile.
Solo poche industrie riuscirono ad evitare la chiusura ed il fallimento e per alcuni anni, in gran parte degli Stati europei, non fu possibile ritornare ai livelli produttivi del periodo precedente il 1914. Anche l'agricoltura era in un profondo stato di crisi ed in alcune zone dell'Europa centrale la produzione agricola fu ripresa dopo anni di abbandono. A tutte queste difficoltà si aggiunse il peso dei debiti che gli Stati europei impegnati nella guerra avevano contratto con gli Stati Uniti. Alla fine della guerra, l'Europa aveva nei confronti degli Stati Uniti deviti per ben 10 milioni di dollarai ed inoltre aveva continuamente bisogno di approvvigionamenti alimentari (cereali) ed energetici (petrolio), che gli Stati Uniti potevano offrire.
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Il dopoguerra in Europa (1di13)
L'EUROPA DEL DOPO GUERRA CONOSCE GRANDI MUTAMENTI ECONOMICI E SOCIALI
La grande guerra del 1914-18 non aveva causato solo milioni di morti e distruzioni. Alla fine della guerra, dopo che a Varsailles furono firmati i trattati di pace, la situazione europea e mondiale non poteva tornare come prima. Troppe cose erano mutate, per i caratteri stessi della guerra, che aveva coinvolto enormi eserciti e intere popolazioni civili: importanti trasformazioni si erano verificate nella mentalità, nella vita economica e sociale, nella vita politica, nei rapporti fra gli Stati. La Vecchia Europa era uscita dalla guerra profondamente divisa e con le economie divorate dall'inflazione; inoltre, le nuove potenze extraeuropee (Stati Uniti e Giappone) erano entrate protagoniste sulla scena politica mondiale.
Cominciò allora il periodo lungo e tormentato del dopoguerra, caratterizzato in tutta Europa da avvenimenti importantissimi:
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La grande guerra del 1914-18 non aveva causato solo milioni di morti e distruzioni. Alla fine della guerra, dopo che a Varsailles furono firmati i trattati di pace, la situazione europea e mondiale non poteva tornare come prima. Troppe cose erano mutate, per i caratteri stessi della guerra, che aveva coinvolto enormi eserciti e intere popolazioni civili: importanti trasformazioni si erano verificate nella mentalità, nella vita economica e sociale, nella vita politica, nei rapporti fra gli Stati. La Vecchia Europa era uscita dalla guerra profondamente divisa e con le economie divorate dall'inflazione; inoltre, le nuove potenze extraeuropee (Stati Uniti e Giappone) erano entrate protagoniste sulla scena politica mondiale.
Cominciò allora il periodo lungo e tormentato del dopoguerra, caratterizzato in tutta Europa da avvenimenti importantissimi:
- le grandi crisi economiche a sfondo mondiale
- la crisi delle istituzioni e dei regimi liberali
- l'irrompere dei grandi partiti di massa sulla scena politica
- le ripercussioni della rivoluzione russa all'interno dei pariti e dei movimenti socialisti e nella politica degli Stati europei
- la nascita dei regimi totalitari (fascismo, nazismo e comunisco)
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sabato 2 maggio 2015
La Rivoluzione Russa (10di10)
LA NUOVA POLITICA ECONOMICA DI LENIN
Una volta eliminati i pericoli di una controrivoluzione, Lenin impostò un programma per risolvere il problema della ripresa economica dell Russia, concedendo una certa liberalizzazione del mercato agricolo e un certo respiro all'iniziativa privata, che aveva pagao lo scotto più caro al comunismo di guerra.
Nacque così la N.E.P. (Nuova Politica Economica), che non si proponeva nessun obbiettivo rivoluzionario, ma cercava di introdurre all'interno dell'economia socialista alcuni elementi dell'economia di mercato. Lo Stato avrebbe continuato a controllare lo sviluppo economico, ma, al tempo stesso, avrebbe consentito una certa libertà nell'attività agricola e nell'iniziativa privata. Ai piccoli proprietari contadini vennero imposte tasse meno pesanti; la piccola industria potè svilupparsi e fu consentita una certà libertà di commercio. Il periodo di N.E.P. (1921-1928) fu caratterizzato anche da altre iniziative di governo, come la lotta contro l'analfabetismo, diffusissimo in Russia degli Zar, e la creazione dell'organizzazione sanitaria ed assistenziale che fu estesa a tutta la Russia.
Lenin però non riuscì a vedere realizzato il suo programma. Dopo appena due anni dall'inizio del nuovo corso economico (1924), dopo una lunga malattia, colui che era stato l'artefice della più sconvolgente rivoluzione socialista di tutti i tempi moriva. La sua era stata un'operazione chirurgica violenta, condotta sul corpo di un Paese esangue, sfiancato da una guerra costosissima, con piaghe antichissime, come quella della grande povertà dei contadini, con un capitalismo molto fragile.
Lenin, da marxista di ferro come si ritenne, aveva sperato che la sua rivoluzione avrebbe trovato adepti nel proletariato di tutto il mondo. Adesioni, influenze, collaborazioni ci furono, ma la rivoluzione mondiale non si verificò.
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Una volta eliminati i pericoli di una controrivoluzione, Lenin impostò un programma per risolvere il problema della ripresa economica dell Russia, concedendo una certa liberalizzazione del mercato agricolo e un certo respiro all'iniziativa privata, che aveva pagao lo scotto più caro al comunismo di guerra.
Nacque così la N.E.P. (Nuova Politica Economica), che non si proponeva nessun obbiettivo rivoluzionario, ma cercava di introdurre all'interno dell'economia socialista alcuni elementi dell'economia di mercato. Lo Stato avrebbe continuato a controllare lo sviluppo economico, ma, al tempo stesso, avrebbe consentito una certa libertà nell'attività agricola e nell'iniziativa privata. Ai piccoli proprietari contadini vennero imposte tasse meno pesanti; la piccola industria potè svilupparsi e fu consentita una certà libertà di commercio. Il periodo di N.E.P. (1921-1928) fu caratterizzato anche da altre iniziative di governo, come la lotta contro l'analfabetismo, diffusissimo in Russia degli Zar, e la creazione dell'organizzazione sanitaria ed assistenziale che fu estesa a tutta la Russia.
Lenin però non riuscì a vedere realizzato il suo programma. Dopo appena due anni dall'inizio del nuovo corso economico (1924), dopo una lunga malattia, colui che era stato l'artefice della più sconvolgente rivoluzione socialista di tutti i tempi moriva. La sua era stata un'operazione chirurgica violenta, condotta sul corpo di un Paese esangue, sfiancato da una guerra costosissima, con piaghe antichissime, come quella della grande povertà dei contadini, con un capitalismo molto fragile.
Lenin, da marxista di ferro come si ritenne, aveva sperato che la sua rivoluzione avrebbe trovato adepti nel proletariato di tutto il mondo. Adesioni, influenze, collaborazioni ci furono, ma la rivoluzione mondiale non si verificò.
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venerdì 1 maggio 2015
La Rivoluzione Russa (9di10)
IL NUOVO POTERE SOVIETICO REPRIME OPPOSITORI ESTERNI ED INTERNI
Per difendere la rivoluzione e la "dittatura del proletariato" Lenin condusse una lotta serrata contro tutti i nemici esterni ed interni. Furono prese misure estreme, come la creazione di una Commissione straordinaria (Ceka), che istaurò in Russia un vero e proprio terrore rosso contro la borghesia e tutti coloro che ostacolavano l'azione di governo rivoluzionario. Furono anche attuate decisioni drastiche in campo economico (Comunismo di guerra), che prevedevano il controllo assoluto dello Stato su tutta la produzione agricola ed industriale.
Nel 1921, dopo lunghi e violentissimi scontri caratterizzati da crudeltà reciproche fra l'Armata Rossa rivoluzionaria e l'Armata Bianca (composta dalle forze antisovietiche), il pericolo di una invasione estrena fu eliminato. Anche il rischio di una controrivoluzione all'interno da parte degli oppositori politici era stao scongiurato frazie alla dura politica repressiva instaurata dal Lenin.
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Per difendere la rivoluzione e la "dittatura del proletariato" Lenin condusse una lotta serrata contro tutti i nemici esterni ed interni. Furono prese misure estreme, come la creazione di una Commissione straordinaria (Ceka), che istaurò in Russia un vero e proprio terrore rosso contro la borghesia e tutti coloro che ostacolavano l'azione di governo rivoluzionario. Furono anche attuate decisioni drastiche in campo economico (Comunismo di guerra), che prevedevano il controllo assoluto dello Stato su tutta la produzione agricola ed industriale.
Nel 1921, dopo lunghi e violentissimi scontri caratterizzati da crudeltà reciproche fra l'Armata Rossa rivoluzionaria e l'Armata Bianca (composta dalle forze antisovietiche), il pericolo di una invasione estrena fu eliminato. Anche il rischio di una controrivoluzione all'interno da parte degli oppositori politici era stao scongiurato frazie alla dura politica repressiva instaurata dal Lenin.
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sabato 25 aprile 2015
I nuovi venuti
L'impero romano ha iniziato la sua fase discendente, a cui poi è seguito il collasso, il 9 agosto del 378 dopo Cristo con la sconfitta di Adrianopoli a mano dei Goti e dei loro alleati.
La Storia non sempre si ripete, ma ha spesso forti attinenze con il passato. Quello che è successo allora all'Europa romana con l'afflusso incontrollato dei cosiddetti "barbari" da Oriente, potrebbe avvenire oggi alla UE con un'invasione da Sud. Oggi, come allora, la gestione di questi giganteschi esodi è detta "umanitaria". I Goti erano in fuga terrorizzati dall'avanzare degli Unni e chiesero ai Romani di poter varcare il Danubio, confine naturale dell'impero. Dopo qualche settimana, a seguito della decisione dell'imperatore Valente che promise oltre ai soccorsi umanitari anche casa e lavoro, i Romani acconsentirono ad accogliere i Goti, questo in realtà soprattutto per motivi venali. Vedevano infatti nei "barbari" nuovi schiavi per le loro terre, mercenari da inserire nel loro esercito come carne da cannone, manodopera a basso costo da sfruttare. L'accoglienza dei Goti nell'impero era subordinata alla possibilità di nutrirli, quindi all'arrivo di derrate alimentari da Roma che però si perdevano lungo il percorso grazie a funzionari corrotti. L'affluenza iniziale, in qualche modo regolamentata con l'identificazione dei nuovi venuti, si trasformò ben presto in una rotta incontrollabile. Erano troppi. I Goti affamati e isolati in accampamenti di fortuna capirono che alle promesse non sarebbero seguiti i fatti e ben presto si ribellarono e si organizzarono fino a creare un vero e proprio esercito. Uno storico romano, Ammiano Marcellino, riporta nelle sue memorie che i Goti erano una "plebs truculenta e ci si dava un gran da fare perché non rimanesse indietro nemmeno uno di quelli che avrebbero sovvertito lo Stato romano; nemmeno i moribondi lasciavano indietro". Insomma, il nemico in casa con l'aiuto dell'esercito romano fino ad Adrianopoli. Il grande flusso migratorio dall'Africa e dal Medio Oriente, un vaso di Pandora creato dalle guerre esportate dagli USA e dall'Europa per affermare la democrazia (sic), quando si arresterà? E come si arresterà? La UE reggerà a un futuro esodo di massa di milioni di persone? Ci sarà in alcuni Paesi un Partito islamico di maggioranza? L'ISIS aprirà delle ambasciate a Roma e a Berlino?
Trentadue anni dopo Adrianopoli, Il 24 agosto 410, avvenne il Sacco di Roma condotto dai Visigoti di Alarico I.
La Storia non sempre si ripete, ma ha spesso forti attinenze con il passato. Quello che è successo allora all'Europa romana con l'afflusso incontrollato dei cosiddetti "barbari" da Oriente, potrebbe avvenire oggi alla UE con un'invasione da Sud. Oggi, come allora, la gestione di questi giganteschi esodi è detta "umanitaria". I Goti erano in fuga terrorizzati dall'avanzare degli Unni e chiesero ai Romani di poter varcare il Danubio, confine naturale dell'impero. Dopo qualche settimana, a seguito della decisione dell'imperatore Valente che promise oltre ai soccorsi umanitari anche casa e lavoro, i Romani acconsentirono ad accogliere i Goti, questo in realtà soprattutto per motivi venali. Vedevano infatti nei "barbari" nuovi schiavi per le loro terre, mercenari da inserire nel loro esercito come carne da cannone, manodopera a basso costo da sfruttare. L'accoglienza dei Goti nell'impero era subordinata alla possibilità di nutrirli, quindi all'arrivo di derrate alimentari da Roma che però si perdevano lungo il percorso grazie a funzionari corrotti. L'affluenza iniziale, in qualche modo regolamentata con l'identificazione dei nuovi venuti, si trasformò ben presto in una rotta incontrollabile. Erano troppi. I Goti affamati e isolati in accampamenti di fortuna capirono che alle promesse non sarebbero seguiti i fatti e ben presto si ribellarono e si organizzarono fino a creare un vero e proprio esercito. Uno storico romano, Ammiano Marcellino, riporta nelle sue memorie che i Goti erano una "plebs truculenta e ci si dava un gran da fare perché non rimanesse indietro nemmeno uno di quelli che avrebbero sovvertito lo Stato romano; nemmeno i moribondi lasciavano indietro". Insomma, il nemico in casa con l'aiuto dell'esercito romano fino ad Adrianopoli. Il grande flusso migratorio dall'Africa e dal Medio Oriente, un vaso di Pandora creato dalle guerre esportate dagli USA e dall'Europa per affermare la democrazia (sic), quando si arresterà? E come si arresterà? La UE reggerà a un futuro esodo di massa di milioni di persone? Ci sarà in alcuni Paesi un Partito islamico di maggioranza? L'ISIS aprirà delle ambasciate a Roma e a Berlino?
Trentadue anni dopo Adrianopoli, Il 24 agosto 410, avvenne il Sacco di Roma condotto dai Visigoti di Alarico I.
domenica 12 aprile 2015
La Rivoluzione Russa (8di10)
SI CONSOLIDA IL POTERE DEI SOVIET
Il nuovo governo emanò subito una serie di decreti destinati a cambiare il volto della Russia e a separarla nettamente dalle tradizioni della democrazia occidentale. Venne abolita la proprietà privata della terra, che i Soviet locali dovevano distribuire a chi la lavorara; le fabbriche furono poste sotto controllo degli operai; vennero istituiti i tribunali del popolo, a cui venne affidata l'amministrazione della giustizia; tutte le banche furno nazionalizzate; la Chiesa fu separata dello Stato; la libertà di stampa fu fortemente limitata. In seguito, il 10 luglio 1918, gli organi del partito divennero organi dello Stato con la proclamazione della Repubblica Socialista Federativa Sovietica.
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Riunione del Soviet di Pietrogrado, 1917. |
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La Rivoluzione Russa (7di10)
NELL'OTTOBRE 1917 SCOPPIA LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA
Il 10 ottobre Lenin rientrò a Pietroburgo ed espose le sue idee per una rapida azione rivoluzionaria. Il 12 venne costituito un Comitato militare rivoluzionario, la cui presidenza fu affidata a Trotzkij e di cui faceva parte anche Stalin, redattore capo della Pravda. Il comitato disponeva di circa 12.000 guardie rosse e 30.000 soldati. Le armi erano state fornite dagli operai delle indutrie belliche.
Il 24 ottobre 1917 le guardie rosse e i soldati occuparono i punti chiave della città e accerchiarono il Palazzo d'Inverno, sede del governo, dove erano riuniti i ministri, ad eccezione di Kerenskij, fuggito in tempo.
Il palazzo fu invaso e i ministri arrestati.
Venne formato un governo, denominato Soviet dei Commissari del Popolo, la cui presidenza fu affidata a Lenin.
Nel dicembre 1917, il nuovo governo rivoluzionario firmò con la Germania l'armistizio e di Brest-Litovsk, ponendo fine alla partecipazione russa alla prima guerra mondiale.
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Trotzkij |
Il 24 ottobre 1917 le guardie rosse e i soldati occuparono i punti chiave della città e accerchiarono il Palazzo d'Inverno, sede del governo, dove erano riuniti i ministri, ad eccezione di Kerenskij, fuggito in tempo.
Lenin |
Venne formato un governo, denominato Soviet dei Commissari del Popolo, la cui presidenza fu affidata a Lenin.
Nel dicembre 1917, il nuovo governo rivoluzionario firmò con la Germania l'armistizio e di Brest-Litovsk, ponendo fine alla partecipazione russa alla prima guerra mondiale.
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La Rivoluzione Russa (6di10)
LENIN E' COSTRETTO A FUGGIRE IN FINLANDIA
L'esercito russo stava sfaldandosi progressivamente ed inesorabilmente. La propafanda bolscevica faceva sempre più seguaci anche presso i soldati. Gli ammutinamenti dei reparti di terra e di mare si succedevano senza tregua, i soldati fraternizzavano con il nemico, abbandonavano le loro posizioni e tornavano a casa.
Nel mese di luglio il governo provvisorio dovette fronteggiare un tentativo insurrezionale bolscevico. Intanto nelle campagne la rivolta contadina si estendeva a macchia d'olio e in diversi luoghi, come in Siberia, vennero attaccate anche le proprietà dei conventi. A Mosca i soldati della guardia, fedeli al governo, repressero il movimento e devastarono l'ufficio del partito bolscevico, la redazione della tipografia del giornale Pravda. Lenin fu costretto a fuggire in Finlandia, dove rimase nascosto fino ai primi di ottobre. Ormai il governo Kerenskij non era più in grado di fronteggiare la situazione: il collasso enomico del Paese, la crisi militare al fronte, la propaganda sovversiva che teneva in continua agitazione fabbriche e campagne congiuravano contro ogni suo tentativo di governare. Lenin se ne rese conto e dal suo esilio finlandese continuò ad incitare alla rivolta.
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Lenin legge Pravda |
Nel mese di luglio il governo provvisorio dovette fronteggiare un tentativo insurrezionale bolscevico. Intanto nelle campagne la rivolta contadina si estendeva a macchia d'olio e in diversi luoghi, come in Siberia, vennero attaccate anche le proprietà dei conventi. A Mosca i soldati della guardia, fedeli al governo, repressero il movimento e devastarono l'ufficio del partito bolscevico, la redazione della tipografia del giornale Pravda. Lenin fu costretto a fuggire in Finlandia, dove rimase nascosto fino ai primi di ottobre. Ormai il governo Kerenskij non era più in grado di fronteggiare la situazione: il collasso enomico del Paese, la crisi militare al fronte, la propaganda sovversiva che teneva in continua agitazione fabbriche e campagne congiuravano contro ogni suo tentativo di governare. Lenin se ne rese conto e dal suo esilio finlandese continuò ad incitare alla rivolta.
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La Rivoluzione Russa (5di10)
LENIN RIVENDICA IL POTERE AI SOVIET
Il governo di Kerenskij, appoggiato dai liberali e dai moderati, intendeva attuare una politica graduale di riforme, operare una trasformazione costituzionale simile a quella avvenuta negli altri Stati Europei e continuare la guerra a fianco dell'Intesa. Kerenskij era contrario ai progetti rivoluzionari del partito boscevico, che proponeva una radicale riforma agraria, la soppressione di ogni forma di foverno parlamentare-costituzionale e la fine della guerra come condizioni iniziali per la realizzazione del socialismo.
L'azione di governo Kerenskij fu perciò attivamente contrastata dai soviet, cordinati e organizzati dai membri del partito bolscevico, l cui programma fu sintetizzato da Lenin nelle cosiddette Tesi del 4 aprile. Con esse Lenin chiese al proletariato di abbatere il governo provvisorio e di affidare l'intero potere ai soviet. Invitò poi i contadini ad appropiarsi con forza delle terre e propose di chiamare il futuro partito dei boscevichi con il nome di Partito Comunista.
I menscevichi e anche una parte dei boscevichi non accettarono, anzi ritennero illusorie le tesi di Lenin. Gli rinfacciarono di parlare come un pazzo in preda al delirio, di non conoscere la reale situazione della Russia, essendo da tempo lontano. Ma Lenin era invece convinto che il proseguimento della guerra, con la sua opera di logoramento, avrebbe creato inevitabilmente le premesse per realizzare il suo programma rivoluzionario.
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Lenini fa il discorso dai Soviet |
L'azione di governo Kerenskij fu perciò attivamente contrastata dai soviet, cordinati e organizzati dai membri del partito bolscevico, l cui programma fu sintetizzato da Lenin nelle cosiddette Tesi del 4 aprile. Con esse Lenin chiese al proletariato di abbatere il governo provvisorio e di affidare l'intero potere ai soviet. Invitò poi i contadini ad appropiarsi con forza delle terre e propose di chiamare il futuro partito dei boscevichi con il nome di Partito Comunista.
I menscevichi e anche una parte dei boscevichi non accettarono, anzi ritennero illusorie le tesi di Lenin. Gli rinfacciarono di parlare come un pazzo in preda al delirio, di non conoscere la reale situazione della Russia, essendo da tempo lontano. Ma Lenin era invece convinto che il proseguimento della guerra, con la sua opera di logoramento, avrebbe creato inevitabilmente le premesse per realizzare il suo programma rivoluzionario.
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sabato 11 aprile 2015
La Rivoluzione Russa (4di10)
A CAPO DELLA NUOVA REPUBBLICA RUSSA VIENE POSTO IL MENSCEVICO KERENSKIJ
Agli avvenimenti che avevano portato alla fine del potere degli Zar aveva partecipato attivamente il partito boscevico, guidato da Lenin (in esilio in Svizzera), che ritenne fosse giunto il momento per attuare in Russia la rivoluzione socialista.
L'azione rivoluzionaria del partito bolscevico avvenne sopratutto attraverso i soviet, assemblee formate da operai, contadini e soldati, che fecero la loro comparsa per la prima volta a Pietroburgo durante gli scioperi e le dimostrazioni del 1905.
Dopo l'abdicazione di Nicola II e il rifiuto del fratello Michele di accettare la corona, la Russia era ormai diventata una repubblica. Si formò quindi un governo provvisorio, a caopo del quale fu posto il socialista menscevico Alexander Kerensky. La sera del 3 aprile giunse però alla stazione di Pietroburgo Lenin, che , con la complicità interessata dalle autorità tedesche, aveva potuto lasciare la Svizzera e attraversare la Germania per ritornare in patria.
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Alexander Kerensky |
L'azione rivoluzionaria del partito bolscevico avvenne sopratutto attraverso i soviet, assemblee formate da operai, contadini e soldati, che fecero la loro comparsa per la prima volta a Pietroburgo durante gli scioperi e le dimostrazioni del 1905.
Il ritorno di Lenin alla stazione di Pietroburgo |
Dopo l'abdicazione di Nicola II e il rifiuto del fratello Michele di accettare la corona, la Russia era ormai diventata una repubblica. Si formò quindi un governo provvisorio, a caopo del quale fu posto il socialista menscevico Alexander Kerensky. La sera del 3 aprile giunse però alla stazione di Pietroburgo Lenin, che , con la complicità interessata dalle autorità tedesche, aveva potuto lasciare la Svizzera e attraversare la Germania per ritornare in patria.
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La Rivoluzione Russa (3di10)
NEL 1917 SCOPPIA UN'INSURREZIONE DI OPERAI E SOLDATI
Con lo scoppio della guerra, tutte queste difficoltà si aggravarono a causa della debolezza economica dello Stato Russo e dalla sua scarsa organizzazione e preparazione militare. Le granvi sconfitte della Russia nel 1915 e l'avanzata tedesca resero ancora più acuta la crisi economica ed eccitarono ancora di più gli animi in seguito al vertiginoso aumento di prezzi.
Il 13 febbraio 1917 a Pietroburgo, si tenne una imponente manifestazione alla quale parteciparano ventimila operai. Lo sciopero e le manifestazioni si estesero nei giorni seguenti : operai e soldati in cominciarono per la prima volta a minifestare insieme. Il 27 febbraio l'insurrezione operaia e la rivolta dei soldati diventarono una cosa sola. Nicola II tentò di salvare le sorti della dinastia ingrave pericolo, abdicò a favore del fratello Michele, il quale però di fronte ad una situazione così compromessa, rinunciò alla corona.
Nicola II nei giorni successivi l'abdicazione |
Il 13 febbraio 1917 a Pietroburgo, si tenne una imponente manifestazione alla quale parteciparano ventimila operai. Lo sciopero e le manifestazioni si estesero nei giorni seguenti : operai e soldati in cominciarono per la prima volta a minifestare insieme. Il 27 febbraio l'insurrezione operaia e la rivolta dei soldati diventarono una cosa sola. Nicola II tentò di salvare le sorti della dinastia ingrave pericolo, abdicò a favore del fratello Michele, il quale però di fronte ad una situazione così compromessa, rinunciò alla corona.
mercoledì 8 aprile 2015
La Rivoluzione Russa (2di10)
ALLA VIGILIA DELLA GRANDE GUERRA LA RUSSIA E' VICINA AL COLLASSO ECONOMICO
All'inizio della prima guerra mondiale la Russia era quindi in una situazione molto vicina la collasso economico e sociale.
Lo Zar Nicola II (1894-1917) governava ancora con sistemi dispotici ed autoritari, avvalendosi del terrorismo e della spietata polizia politica. Sperava inutilmente di poter governare da despota una popolazione di oltre 160 milioni di abitanti, la maggior parte dei quali (81%) era composta da contadini poveri, le cui ripetute e rabbiose rivolte erano state sempre duramente represse. Vennero soffocate con la forza anche le proteste e le dimostrazioni degli operai, che lavoravano per lo più in industrie create e sostenute dalla Stato, spesso con l'aiuto di capitali stranieri, con salari bassissimi, inferiori alla media europea. In molti casi, gli operai erano pagati in natura e generalmente le paghe erano ridotte del 30-40% in seguito alle multe inflitte per indisciplina nel lavoro.
Lo Zar Nicola II Romanov con la sua famiglia |
Lo Zar Nicola II (1894-1917) governava ancora con sistemi dispotici ed autoritari, avvalendosi del terrorismo e della spietata polizia politica. Sperava inutilmente di poter governare da despota una popolazione di oltre 160 milioni di abitanti, la maggior parte dei quali (81%) era composta da contadini poveri, le cui ripetute e rabbiose rivolte erano state sempre duramente represse. Vennero soffocate con la forza anche le proteste e le dimostrazioni degli operai, che lavoravano per lo più in industrie create e sostenute dalla Stato, spesso con l'aiuto di capitali stranieri, con salari bassissimi, inferiori alla media europea. In molti casi, gli operai erano pagati in natura e generalmente le paghe erano ridotte del 30-40% in seguito alle multe inflitte per indisciplina nel lavoro.
lunedì 6 aprile 2015
La Rivoluzione Russa (1di10)
1905: I PRIMI FERMENTI RIVOLUZIONARI
In Russia i primi fermenti rivoluzionari si registrarono nel 1905, che fu per lo Zar Nicola II un anno tragico in cui coincisero la sconfitta nella guerra con il Giappone e una serie di rivolte interne che misero in grave pericolo la stabilità del regime imperiale. Il 22 gennaio, a Pietroburgo, una notevole massa di lavoratori guidati dal prete Georgij Gapon, si diresse verso il Palazzo d'Invero, sede del governo, per una dimostrazione: le truppe interennero e uccisero molte centinaia di dimostranti. Un altro avvenimento che colpì l'opinione pubblica fu l'ammutinamento dell'equipaggio dell'incrociatore Potemkin.
Ci fu infine una catena di sciopero e le agitazioni raggiunsero il punto culminante nell'ottobre dello stesso anno, quando scesero in sciopero anche i ferrovieri. L'anno precedente, inoltre, era stato fondato un movimento politico di tipo costituzionale, democratico e liberale, chiamato partito dei cadetti, che richiedeva allo Zar di rinunciare ai poteri assoluti e di promuovere la trasformazione dell'impero russo in uno Stato costituzionale moderno. In seguito a questi avvenimenti, nel 1906 lo Zar Nicola II fu costretto a concedere l'istituzione di un Parlamento (Duma), che avrebbe dovuto promuovere nuove riforme. Ma di fronte alle ulteriori richieste dei movimenti liberali il regime zarista si irrigidì e incominciò a reprimere spietatamente ogni dimostrazione tendente ad ottenere altre riforme.
Zar Nicola II |
Georgij Gapon |
Mt 28,8-15 Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.
Prima Guerra Mondiale (20di20)
NEL 1919 NASCE LA SCOCIETA' DELLE NAZIONI
Nella Conferenza di Pace venne fondata la Socierà delle Nazioni, la cui sede fu fissata a Ginevra. Essa incominciò ad essere operante il 28 aprile 1919.
La nuova organizzazione internazionale avrebbe dovuto regolare pacificamente le controversie fra gli Stati. La Società delle Nazioni, però, non riuscì a sottrarsi alla volontà degli Stati più forti e non riuscì a ricoprire il ruolo per cui era stata progettata. La sua azione in favore della pace fu inoltre resa meno efficace dalla mancata adesione di importanti Stati come gli Stati Uniti , che pur avendo proposto per primi la nascita di quest'organismo, la Germnaia e la Russia.
Nella Conferenza di Pace venne fondata la Socierà delle Nazioni, la cui sede fu fissata a Ginevra. Essa incominciò ad essere operante il 28 aprile 1919.
La nuova organizzazione internazionale avrebbe dovuto regolare pacificamente le controversie fra gli Stati. La Società delle Nazioni, però, non riuscì a sottrarsi alla volontà degli Stati più forti e non riuscì a ricoprire il ruolo per cui era stata progettata. La sua azione in favore della pace fu inoltre resa meno efficace dalla mancata adesione di importanti Stati come gli Stati Uniti , che pur avendo proposto per primi la nascita di quest'organismo, la Germnaia e la Russia.
domenica 5 aprile 2015
Prima Guerra Mondiale (19di20)
SCOMPARE L'IMPERO AUSTRO-UNGARICO
Il trattato di Saint-Germain riguardava le condizioni imposte all'Austria. Sulle rovine dell'impero asburgico nasceva tre nuovi Stati: l'Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. L'Austria venne ridotta a una piccola repubblica senza alcun legame con l'Ungheria. All'Austria venne poi esplicitamente cietato di unirisi politicamente con la Germania (Anschluss). L'Austria dovette cedere la Galizia alla Polonia, la Transilvania e la Bucovina alla Romania, il Trentino e l'Alto Adige (Tirolo meridionale) fino al Brennero, l'Istria, con l'esclusione di Fiume e parte della Dalmazia, all'Italia. Rispetto alle clausole del Patto di Londra all'Italia non vennero assegnati Valona, né il protettorato di Albania.
Il trattato di Saint-Germain riguardava le condizioni imposte all'Austria. Sulle rovine dell'impero asburgico nasceva tre nuovi Stati: l'Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia. L'Austria venne ridotta a una piccola repubblica senza alcun legame con l'Ungheria. All'Austria venne poi esplicitamente cietato di unirisi politicamente con la Germania (Anschluss). L'Austria dovette cedere la Galizia alla Polonia, la Transilvania e la Bucovina alla Romania, il Trentino e l'Alto Adige (Tirolo meridionale) fino al Brennero, l'Istria, con l'esclusione di Fiume e parte della Dalmazia, all'Italia. Rispetto alle clausole del Patto di Londra all'Italia non vennero assegnati Valona, né il protettorato di Albania.
Prima Guerra Mondiale (18di20)
IL TRATTATO DI VERSAILLES PENALIZZA FORTEMENTE LA GERMANIA
I trattati di pace conclusi furono cinque e vennero firmati in varie località nei dintorni di Parigi. I trattati principali, però, furono due: il trattato di Versailles e quello di Saint-Germain.
Il trattato di Versailles riguardava le condizioni di pace imposte alla Germania. Secondo questo trattato l'Alsazia e la Lorena venivano restituite alla Francia, che ottenne per quindici anni anche il possesso del bacino del Saar, ricco di carbone. Alcuni distretti di frontiera tedeschi vennero ceduti al Belgio, alla Danimarca e alla Cecoslovacchia, di nuova formazione; le zone polacche e tedesco-polacche della bassa Vistola, ecceto Danzica (divenuta città libera), passarono al nuovo Stato polacco. Tutte le colonie tedesche vennero divise tra Inghilterra, Francia e Giappone. Niente toccò all'Italia, nonostante una esplicità dichiarazione contenuta nel Patto di Londra.
L'esercito tedesco fu ridotto a 100.000 uomini con armamento leggero. La flotta tedesca passò all'Inghilterra. La Germania dovette riconoscere la propria responsabilità di aver provocato la guerra e le furono perciò imposte riparazioni, stabilite in seguito in 132 miliardi di marchi-oro, da pagare in trent'anni. Come garanzia, gli alleati avrebbero mantenuto per quindici anni l'occupazione temporanea della riva sinistra del Reno.
Sala di Versailles |
Il trattato di Versailles riguardava le condizioni di pace imposte alla Germania. Secondo questo trattato l'Alsazia e la Lorena venivano restituite alla Francia, che ottenne per quindici anni anche il possesso del bacino del Saar, ricco di carbone. Alcuni distretti di frontiera tedeschi vennero ceduti al Belgio, alla Danimarca e alla Cecoslovacchia, di nuova formazione; le zone polacche e tedesco-polacche della bassa Vistola, ecceto Danzica (divenuta città libera), passarono al nuovo Stato polacco. Tutte le colonie tedesche vennero divise tra Inghilterra, Francia e Giappone. Niente toccò all'Italia, nonostante una esplicità dichiarazione contenuta nel Patto di Londra.
L'esercito tedesco fu ridotto a 100.000 uomini con armamento leggero. La flotta tedesca passò all'Inghilterra. La Germania dovette riconoscere la propria responsabilità di aver provocato la guerra e le furono perciò imposte riparazioni, stabilite in seguito in 132 miliardi di marchi-oro, da pagare in trent'anni. Come garanzia, gli alleati avrebbero mantenuto per quindici anni l'occupazione temporanea della riva sinistra del Reno.
Prima Guerra Mondiale (17di20)
GLI INTERESSI DI FRANCIA E INGHILTERRA PREVALGONO NELLA CONFERENZA DI PACE
Il 19 gennaio 1919 si aprì a Parigi la Conferenza di pace. Vi parteciparono solo gli Stati vincitori, mentre i vinti furono chiamati in un secondo tempo per sottoscrivere i relativi trattati.
Nel 1917 Benedetto XV aveva sollecitato la formazione di una grande organizzazione internazionale degli Stati per garantire il rispetto dei diritti dei popoli contro le aggressioni. Un anno dopo il 18 gennaio 1918, il Presidente degli Stati Uniti Wilson aveva sintetizzando in quattordici punti le linee che avrebbero dovuto essere alla base delle trattative di pace.
Nei quattordici punti, Wilson invocava la libertà di navigazione sui mari; il diritto dei popoli di decidere, in forma libera e autonoma, del proprio destino; il rispetto delle nazionalità e dei principi democratici; la creazione di una Società delle Nazioni destinata ad impedire nuove guerre, ad assicurare a tutti gli Stati l'indipendenza e l'integrità territoriale; infine l'abolizione delle barriere economiche, degli accordi segreti sulle alleanze militari (come il Patto di Londra) e della corsa agli armamenti.
Ma le potenze europee vincitrici volevano, invece, ricavare dalla loro vittoria i maggiori margini di guadagno possibili, facendo pagare ai vinti tutte le conseguenze e le spese della guerra. La Francia voleva punire la Germani e impedire la ripresa economica e militare; l'Inghilterra voleva garantirsi la supremazia sui mari e nel campo coloniale; l'Italia chiedeva, oltre i territori indicati nel Patto di Londra, anche il possesso della città di Fiume.
La Conferenza di Pace fu quindi lunga, laboriosa e piena di contrasti. Alla fine prevalsero gli interessi delle due maggiori potenze europee, la Francia e l'Inghilterra, che trassero dalla vittoria i maggiori profitti, mentre l'Italia ottennero il Trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria. Il principio di autodeterminazione dei popolli fu accantonato: i nuovi Stati, usciti dallo smembramento dell'Impero Austro-ungarico, furono definiti senza tener contro della volontà e delle aspirazioni delle minoranze etniche.
I "quattro grandi" alla Conferenza di pace di Parigi (da sinistra a destra: Lloyd George, Vittorio Emanuele Orlando, Georges Clemenceau, Woodrow Wilson) |
Nel 1917 Benedetto XV aveva sollecitato la formazione di una grande organizzazione internazionale degli Stati per garantire il rispetto dei diritti dei popoli contro le aggressioni. Un anno dopo il 18 gennaio 1918, il Presidente degli Stati Uniti Wilson aveva sintetizzando in quattordici punti le linee che avrebbero dovuto essere alla base delle trattative di pace.
Nei quattordici punti, Wilson invocava la libertà di navigazione sui mari; il diritto dei popoli di decidere, in forma libera e autonoma, del proprio destino; il rispetto delle nazionalità e dei principi democratici; la creazione di una Società delle Nazioni destinata ad impedire nuove guerre, ad assicurare a tutti gli Stati l'indipendenza e l'integrità territoriale; infine l'abolizione delle barriere economiche, degli accordi segreti sulle alleanze militari (come il Patto di Londra) e della corsa agli armamenti.
Ma le potenze europee vincitrici volevano, invece, ricavare dalla loro vittoria i maggiori margini di guadagno possibili, facendo pagare ai vinti tutte le conseguenze e le spese della guerra. La Francia voleva punire la Germani e impedire la ripresa economica e militare; l'Inghilterra voleva garantirsi la supremazia sui mari e nel campo coloniale; l'Italia chiedeva, oltre i territori indicati nel Patto di Londra, anche il possesso della città di Fiume.
La Conferenza di Pace fu quindi lunga, laboriosa e piena di contrasti. Alla fine prevalsero gli interessi delle due maggiori potenze europee, la Francia e l'Inghilterra, che trassero dalla vittoria i maggiori profitti, mentre l'Italia ottennero il Trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria. Il principio di autodeterminazione dei popolli fu accantonato: i nuovi Stati, usciti dallo smembramento dell'Impero Austro-ungarico, furono definiti senza tener contro della volontà e delle aspirazioni delle minoranze etniche.
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