LA NUOVA POLITICA ECONOMICA DI LENIN
Una volta eliminati i pericoli di una controrivoluzione, Lenin impostò un programma per risolvere il problema della ripresa economica dell Russia, concedendo una certa liberalizzazione del mercato agricolo e un certo respiro all'iniziativa privata, che aveva pagao lo scotto più caro al comunismo di guerra.
Nacque così la N.E.P. (Nuova Politica Economica), che non si proponeva nessun obbiettivo rivoluzionario, ma cercava di introdurre all'interno dell'economia socialista alcuni elementi dell'economia di mercato. Lo Stato avrebbe continuato a controllare lo sviluppo economico, ma, al tempo stesso, avrebbe consentito una certa libertà nell'attività agricola e nell'iniziativa privata. Ai piccoli proprietari contadini vennero imposte tasse meno pesanti; la piccola industria potè svilupparsi e fu consentita una certà libertà di commercio. Il periodo di N.E.P. (1921-1928) fu caratterizzato anche da altre iniziative di governo, come la lotta contro l'analfabetismo, diffusissimo in Russia degli Zar, e la creazione dell'organizzazione sanitaria ed assistenziale che fu estesa a tutta la Russia.
Lenin però non riuscì a vedere realizzato il suo programma. Dopo appena due anni dall'inizio del nuovo corso economico (1924), dopo una lunga malattia, colui che era stato l'artefice della più sconvolgente rivoluzione socialista di tutti i tempi moriva. La sua era stata un'operazione chirurgica violenta, condotta sul corpo di un Paese esangue, sfiancato da una guerra costosissima, con piaghe antichissime, come quella della grande povertà dei contadini, con un capitalismo molto fragile.
Lenin, da marxista di ferro come si ritenne, aveva sperato che la sua rivoluzione avrebbe trovato adepti nel proletariato di tutto il mondo. Adesioni, influenze, collaborazioni ci furono, ma la rivoluzione mondiale non si verificò.
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