La più vasta foresta pluviale del mondo e aride steppe, terre disabitate e città cresciute a dismisura, bambini denutriti e l'allegria contagiosa del carnevale di Rio, questo è il Brasile, una nazione piena di cotraddizioni, entrata in una crisi profonda che ha portato povertà, delinquenza e grandi differenze sociali.
Abitato un tempo da tribù di Indios, il Paese nel 1500 venne invado dai Portoghesi, che sterminarono quasi tutti gli indigeni costringendo i pochi superstiti a rifugiarsi nella foresta. Tale fu il massacro che i Portoghesi furono costretti a portare schiavi neri per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero.
Nel 1808 il re del Portogallo, costretto alla fuga dall'invasione delle truppe napoleoniche, si trasferì a Rio de Janeiro. Al suo ritorno in patria, lasciò come reggente il figlio che, dichiarato il Paese indipendente, nel 1822 si fece incoronare imperatore. Nel 1889 il Brasile è diventato Repubblica e pggi, dopo un lungo periodo di instabilità politica, è in atto un processo di democratizazzione.
La popolazione è a maggioranza bianca (54%), poi meticci (39%), neri (5,9%) e soltanto lo 0,1% di Amerindi. La lingua ufficiale è il portoghese. La religione più seguita è quella cattolica, ma vi sono minoranze di protestanti, animisti, ebrei e musulmani.
Gravi problemi affliggono il Paese: circa la metà degli abitanti, sopratutto neri e meticci, vive in miseria nelle baraccopoli, le famose favelas, che circondano le città.
Il tasso di natalità è molto alto e, anche se muoiono molti bambini, la popolazione è in aumento. L'assistenza sanitaria è inadeguata e, sebbene l'istruzione sia obbligatoria, un quarto della popolazione risulta analfabeta e la delinquenza minorile è alta. Negli ultimi anni contadini, con la speranza di un avvenire più prosperoso, sono migrati nelle città che si sono trasformate in immense metropoli.
Sao Paolo, che nel 1950 aveva 2 milioni di abitanti, ora supera 11 milioni di abitanti, Rio de Janeriro (6.320.000 abitianti).
La capitale Brasilia (2.480.000 abitanti), dove ha sede il governo, è una città nata dal nulla negli anni Cinquanta. Una metropoli con edifici monumentali e opere d'arte, costruita non soltanto per ragioni logistiche, ma sopratutto per dimostrare al mondo la volontà politica di fare del Brasile una nazione moderna.
L'agricultura occupa circa un quarto degli abitanti. I latifondi sono ancora molto diffusi con vaste piantagioni, dove si coltiva caffè, di cui il Brasile è il maggiore produttore monfiale, e poi cacao, canna da zucchero, cotone e soia. Per il consumo interno si produco mais, riso, manioca, legumi, frutta, tabacco e cocco.
Negli altopiani si allevano bovini (153 milioni di capi) un patrimonio zootecnico che per importanza è secondo solo all'India. Diffuso è anche l'allevamento di ovini e animali da cortile.
Il sottosuolo è ricco di minerali pregiati, sopratutto metalli e pietre preziose, oro e diamanti. Notevole è la produzione di energia idroelettrica.
L'industria in questi ultimi anni si è molto sviluppata: vi sono aziende siderurgiche, metallurgiche, meccaniche, elettoniche, alimentari, tessili, della gomma e del legno. Di rilievo l'artigianato. Malgrado questo rapido sviluppo, favorito dalle ricchezze minerarie e dalle esportazioni di prodotti agricoli, il Brasile è ancora un Paese con un reddito medio basso e forti contrasti sociali.
La rete stradale è buona, ma i collegamenti avvengono per via fluviale e sopratutto aerea: il Paese possiede una delle più fitte rete aeree che dispone di 50 aereoporti.
Il turismo, in grande incremento, porta valuta pregiata.
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