La conversione di Paolo che siamo chiamati a celebrare e a vivere,
esprime la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato.
La svolta decisiva della sua vita si compie sulla via di Damasco, dive
egli scopre il mistero della passione di Cristo che si rinnova nelle sue
membra. Egli stesso perseguitato per Cristo dirà: ‘Completo nella mia
carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo
che è la Chiesa’. Questa celebrazione, già presente in Italia nel sec.
VIII, entrò nel calendario Romano sul finire del sec. X. Conclude in
modo significativo la settimana dell’unità dei cristiani, ricordando che
non c’è vero ecumenismo senza conversione.
Martirologio Romano:
Festa della Conversione di san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la
via di Damasco spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del
Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché,
colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle
genti, patendo molto per il nome di Cristo.
La festa liturgica della "conversiti sancti Pauli", che appare già nel
VI secolo, è propria della Chiesa latina. Poiché il martirio
dell'apostolo delle Genti viene commemorato a giugno, la celebrazione
odierna offre l'opportunità di considerare da vicino la poliedrica
figura dell'Apostolo per eccellenza, che scrisse di se stesso: "Io ho
lavorato più di tutti gli altri apostoli", ma anche: "io sono il minimo
fra gli apostoli, un aborto, indegno anche d'essere chiamato apostolo".
Adduce egli stesso le credenziali che gli garantiscono il buon diritto di
essere considerato apostolo: egli ha visto il Signore, Cristo Risorto,
ed è, perciò, testimone della risurrezione; egli pure è stato inviato
direttamente da Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missione, tre
requisiti che egli possiede, per i quali quel miracolo della grazia
avvenuto sulla via di Damasco, dove Cristo lo costringe a una
incondizionata capitolazione, sicché egli grida: "Signore, che vuoi che
io faccia?". Nelle parole di Cristo è rivelato il segreto della sua
anima: "Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo". E’ vero che Saulo
cercava "in tutte le sinagoghe di costringere i cristiani con minacce a
bestemmiare", ma egli lo faceva in buona fede e quando si agisce per
amore di Dio, il malinteso non può durare a lungo. Affiora
l'inquietudine, cioè "il pungolo" della grazia, il guizzo della luce di
verità: "Chi sei tu, Signore?"; "Io sono Gesù che tu perseguiti". Questa
mistica irruzione di Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo
apostolato e la scintilla che gli svelerà la mirabile verità della
inscindibile unità di Cristo con i credenti.
Questa esperienza di
Cristo alle porte di Damasco, che egli paragona con l'esperienza
pasquale dei Dodici e con il fulgore della prima luce della creazione,
sarà il "leit motiv" della sua predicazione orale e scritta. Le
quattordici lettere che ci sono pervenute, ognuna delle quali mette a
nudo la sua anima con rapide accensioni, ci fanno intravedere il
miracolo della grazia operato sulla via di Damasco, incomprensibile per
chi voglia cercarne una spiegazione puramente psicologica, ricorrendo
magari all'estasi religiosa o, peggio, all'allucinazione.S. Paolo
trarrà dalla sua esperienza questa consolante conclusione: "Gesù è
venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.
Appunto per questo ho trovato misericordia. In me specialmente ha voluto
Gesù Cristo mostrare tutta la sua longanimità, affinché io sia di
esempio per coloro che nella fede in Lui otterranno d'ora innanzi la
vita eterna".
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